venerdì 29 maggio 2020

L’ANSIA DI TESTA: QUANDO IL CORPO COMUNICA COL MAL DI TESTA




La cefalea è il temine medico per indicare un dolore alla testa più comunemente conosciuto come mal di testa ed è un sintomo molto diffuso. Esistono diversi tipi di cefalea in base al dolore, alla durata, all’intensità e le cause possono essere diverse; possono essere collegate infatti a fattori muscolari e posturali, vascolari, ecc.
È ormai riconosciuto che una delle cause può riguardare i fattori emotivi, le emozioni e i pensieri. Spesso lo stress, infatti, incide anche sull’intensità e sulla durata del mal di testa.
Il corpo attraverso sintomi come questo, può comunicare qualcosa che va oltre l’aspetto organico, fisico, infatti spesso quando le cause di sintomi corporei sono fattori psicologici, il mal di testa non passa prendendo un farmaco (come può essere per qualsiasi tipo di malattia), ma anzi si accentua nei periodi maggiormente stressanti.
Emozioni spiacevoli, o emozioni irrisolte, non elaborate, possono bloccarsi in una parte del corpo e trovare un modo diverso per manifestarsi, se non si dà voce ad esse attraverso la parola o se non ne si ha proprio consapevolezza. Pensieri, preoccupazioni eccessive, possono causare tensioni anche a livello muscolare, quindi “l’ansia di testa”.
Ognuno di noi può avere un modo per “sfogare” le sue emozioni, c’è chi tende a somatizzare ossia a trasformare le sue emozioni con sintomi organici che se non vengono gestiti possono trasformarsi in vere e proprie patologie. Lo stesso mal di testa se persistente e costante può essere invalidante, e influenzare negativamente anche le attività e la vita quotidiana.
Le persone tendenzialmente ansiose, tendono ad essere maggiormente soggette al mal di testa, nelle sue varie forme. Una volta escluse patologie organiche (fisiologiche) attraverso una visita medica specialistica, il supporto psicologico, con un approccio legato al corpo, può essere d’aiuto in questi casi.
In psicologia si parla di psicosomatica, ossia tutto ciò che fa riferimento a una costante e inseparabile interazione della psiche e del soma (corpo). La medicina psicosomatica dà molta importanza alla correlazione tra aspetti somatici e psicologici, in una concezione unitaria della persona.
Ma prima ancora di parlare di patologia, bisognerebbe pensare a sé stessi in un’ottica di benessere a tutto tondo, perché stare bene significa essere sereni psicologicamente, stare bene mentalmente, prima ancora che fisicamente.

Cosa si può fare per chi ha spesso mal di testa, soprattutto legato a momenti di maggiore stress o ansia?
Gli esercizi di rilassamento, la bioenergetica che in particolare è un approccio al corpo per liberare le tensioni, possono essere molto utili per lavorare su un piano emotivo e corporeo.
Qui di seguito trovi un link per provare un esercizio…stacca tutto e prenditi un momento per te!

sabato 23 maggio 2020

EMOZIONI a TAVOLA: LA FAME EMOTIVA



Il rapporto che ognuno ha con il cibo dovrebbe essere semplice e scontato: si mangia per soddisfare il bisogno primario di nutrirsi, ma nella realtà non è sempre così.
Si mangia anche per il piacere di assaporare un gusto nuovo, per festeggiare, per stare in compagnia, infatti mangiare ha un aspetto sociale importante. 
In questo periodo avrai notato come molti, vista l’impossibilità di uscire e dato il maggiore tempo a disposizione, hanno sperimentato le loro abilità culinarie, provando ricette nuove o perché no, magari hanno anche riscoperto il piacere di cucinare e di mangiare. 
Quando ad esempio ci si ritrova in famiglia per una festività o per il cosiddetto “pranzo della domenica” si mangia molto di più rispetto agli altri giorni e in relazione alla quantità di cui si ha bisogno fisicamente.
Spesso però, anche il modo in cui ci si approccia al cibo è collegato alle emozioni che si provano.
Ti è mai capitato di pensare in un momento in cui ti sei sentito nervoso, o triste “ora mi mangio un bel dolce…” e magari avevi finito poco prima di pranzare ed eri già sazio, come a doverti consolare attraverso un cibo che ti piace molto.




Quando si mangia per alleviare lo stress o come auto ricompensa, 
a volte si instaura un circolo vizioso…





La fame emotiva è proprio quell’impulso che spinge a mangiare qualcosa anche se non si ha un reale stimolo della fame.
Avere un periodo nella vita in cui si mangia di più ad esempio o concedersi di farlo ad una festa, non necessariamente indica una relazione complicata col cibo, ma se questo va avanti nel tempo ed è la strategia preferita per alleviare delle emozioni spiacevoli, allora sarebbe utile rifletterci su.
In realtà sarebbe importante per tutti essere consapevoli del proprio rapporto col cibo e sapere inoltre che ci sono diversi tipi di fame da saziare:

  • la fame degli occhi;
  • la fame del tatto (sensazione del cibo toccandolo con le mani o assaporarlo con la bocca ad esempio);
  • la fame delle orecchie (riferita al suono degli alimenti);
  • la fame del naso;
  • la fame della bocca;
  • la fame dello stomaco;
  • la fame cellulare;
  • la fame della mente (legata ai pensieri e idee su un determinato cibo ed è influenzata spesso dalle convinzioni, ad esempio “Dovrei mangiare più pesce per gli omega3”, “dovrei mangiare più frutta”).
  • la fame del cuore.

Ancor prima di mangiare con la bocca un alimento, quello che passa attraverso la vista, influenzerà anche la sensazione di sazietà. Ad esempio ti è mai capitato di non voler più mangiare se un piatto non era apparentemente invitante?! Lo stesso vale anche per gli odori. E rispetto alla bocca? Che gusto hanno gli alimenti? A volte anche questa percezione può essere influenzata da abitudini o fattori culturali (ad esempio alcuni popoli prediligono cibi piccanti o in generali sapori molto diversi da quelli italiani). 

La fame dello stomaco si riferisce ai segnali che si sentono venire da quella parte del corpo; a volte, però, non sono chiari. Ad esempio quando si avvertono dei crampi o una sensazione di vuoto allo stomaco, sei sicuro sia davvero la necessità di mangiare?! La fame cellulare è proprio quella fisiologica, che permette di soddisfare il bisogno di nutrirsi per la sopravvivenza. La fame del cuore si riferisce a ciò che spinge a mangiare in relazione alle emozioni che si provano in quel momento o a mangiare un particolare alimento perché legato ad un ricordo, ha un valore affettivo (“mangio la pasta asciutta perché me la preparava la nonna”).



È importante dare ad ogni fame il giusto nutrimento e non sempre è il cibo.


E tu che relazione hai col cibo? Se non hai fame, mangi? Smetti di mangiare quando ti senti pieno? Quanto spesso pensi al cibo durante la giornata e al tuo peso?
Le risposte a queste domande possono essere degli elementi per capire se hai una relazione sana col cibo.
Ora forse ti starai chiedendo…Ma come faccio ad essere consapevole di questo e di che fame ho?

La mindfulness è mettere consapevolmente l’attenzione su ciò che avviene fuori e dentro di noi, è un’abilità che tutti abbiamo. Si basa sul presupposto che quando si ignora ciò che si tocca, si vede o si mangia, è come se non esistesse. 
Anche per l’alimentazione si utilizza la mindfulness eating, un’esperienza che coinvolge corpo cuore e mente nell’approccio al cibo e rende consapevoli della relazione che si ha con esso.

Prova questa esperienza, ascolta il mio audio e osserva cosa senti dentro di te.


La mindfulness è un’abilità che deve essere allenata, quindi non esitare a contattarmi se vuoi approfondirla!!


Dott.ssa Laura Camastra

domenica 17 maggio 2020

LA “TEMPERATURA” DELLE EMOZIONI


Proprio come se si misurasse la temperatura del proprio corpo, allo stesso modo si dovrebbe essere consapevoli della diversa “temperatura” delle emozioni, della loro differente intensità.

Ci sono infatti le emozioni primarie come la rabbia, la gioia, la tristezza, la paura, la vergogna, la sorpresa e il disgusto, ma è come se in questi grandi contenitori fossero racchiuse anche le diverse sfaccettature.

In questo periodo in particolare, per alcuni è stato difficile “contenere” le proprie emozioni, soprattutto in una prima fase di emergenza in cui ci si è dovuti reinventare nei nuovi “spazi” e nel cercare nei modi alternativi per stare con sé stessi, con gli altri e per sfogare in qualche modo le tensioni.
Sono tante le persone che in questo periodo pur non avendo mai percepito prima la difficoltà nel “gestire” le proprie emozioni, si sono sentite spaventate o tristi, confuse o in ansia.

Spesso mi è stato detto “non capisco come mai mi sento teso, eppure considerata la situazione sto bene, non avrei nulla di cui lamentarmi…”.

Un’emozione più forte, in realtà, non deve essere inevitabilmente legata ad una specifica situazione, quello che si prova non andrebbe mai giudicato, solo ascoltato e accolto.

Per sentirsi in ansia, per avere paura, non deve necessariamente essere successo qualcosa di particolarmente sconvolgente, anche se a dirla tutta, questa emergenza rappresenterebbe già di per sé un motivo razionalmente ed emotivamente "valido". Oltretutto l'essere umano è abituato a proiettarsi nel futuro, a fare progetti, a prendere decisioni in vista del domani e venendo meno questa certezza, ci si può sentire bloccati e persi.

Ma prima di andare avanti vorrei fare un passetto indietro… ma cos’è l’ansia?

È proprio su questa emozione che mi voglio soffermare.

Il termine «ansia» è super utilizzato anche nel linguaggio comune, ma spesso non si ha piena conoscenza e consapevolezza di cosa significhi davvero sentire questa emozione.

Secondo te di quale “contenitore emotivo” fa parte? Quando sei in ansia la temperatura di quale emozione è salita?




Guarda il mio breve video per 
fare un po' di chiarezza…












Ora che è un pò più chiaro di cosa stiamo parlando, fatti un bel regalo..
Concediti una piccola esperienza di rilassamento. Clicca e ascolta… 

https://soundcloud.com/laura-camastra-962586193/consapevolezza-emotiva-nel-corpo



Dott.ssa Laura Camastra

sabato 9 maggio 2020

ABITARE IL PROPRIO CORPO


Nella frenetica vita quotidiana che di solito si conduce, spesso si tende a svolgere le azioni in modo automatico, senza dare troppa importanza anche a ciò che ci permette di fare le nostre attività: il nostro corpo.
Ci possono invece essere dei momenti stressanti in cui capita di avere sensazioni strane, o semplicemente sentire un senso di nervosismo e di irritazione inspiegabile, o più in generale una sensazione di malessere.
In questo periodo particolare che stai e che tutti stanno vivendo, a volte le sensazioni che si provano possono essere amplificate anche dal fatto di aver perso dei punti di riferimento, di doverti essere abituato adattato ad una situazione totalmente nuova, ad una quotidianità nuova.
In questa “sospensione”, però, probabilmente hai avuto più tempo per stare con te, dentro di te, per imparare a conoscerti…e ora che piano piano si riacquistano delle nuove libertà come ti senti?
Si è spesso sentito dire “non vedo l’ora di poter uscire e poterci riabbracciare”, ma è davvero così per tutti?
Quando si vivono situazioni traumatiche ed emotivamente stressanti la memoria resta anche nel corpo. Quando si parla di trauma non bisogna pensare che si tratti solo di eventi catastrofici come una guerra, un terremoto, né che per provare “emozioni traumatiche” bisogna essere direttamente coinvolti. C’è chi in questo momento, ad esempio, non ha avuto esperienza diretta col Coronavirus eppure ha paura e ancor di più la prova ora che può uscire (seppur sempre con le limitazioni e le regole da rispettare).
La tua casa se all’inizio poteva essere quasi una “gabbia” rispetto alla costrizione, alle nuove regole che impedivano di uscire, nel tempo può essere diventata invece il luogo sicuro, protetto.

Ma ora, per affrontare al meglio una seppur lenta ripartenza, è importante chiederti: come mi sento? Senti che questi due mesi trascorsi hanno cambiato qualcosa dentro di te?

Probabilmente l’incertezza verso il futuro, può infatti destabilizzare eccessivamente facendoti sentire vulnerabile. In questo periodo, quando si esce per necessità, capita di camminare per strada e spaventarsi se qualcuno ad esempio apre il portone improvvisamente lungo la via che si sta percorrendo, oppure può venire in automatico attraversare la strada se si incrocia qualcuno.
Le emozioni restano nel corpo anche se non si è sempre consapevoli.
L’idea di sentirsi a disagio in una situazione che prima era percepita come la normalità può generare un senso di inadeguatezza, tuttavia avere paura in questo momento è del tutto normale.
La paura è un’emozione dalle diverse sfaccettature; ti permette di difenderti da situazioni pericolose e di avere comportamenti utili alla sopravvivenza. A volte, però, può diventare sequestrante e totalizzante e può influire negativamente sulla tua vita di una persona, limitandola anche nelle scelte o nelle possibilità.

È per questo che è importante accoglierla, riconoscerla nel linguaggio del tuo corpo.


Quindi quello su cui ti invito a riflettere ora è: il tuo corpo cosa ti comunica? Ti è mai capitato di sentirti bloccato dalla paura?

Riparti da te, dal tuo corpo, stacca tutto e ascolta il mio audio, la mia voce ti guiderà in un’esperienza che spero potrà aiutarti a ritrovare un po' di sicurezza e a sentire il tuo corpo.

E dopo vedi se le domande che ti sei posto prima ora hanno le stesse risposte…

Link audio: La valigia degli oggetti preziosi 







La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia.”                                   Gandhi


Dott.ssa Laura Camastra

domenica 3 maggio 2020

RIADATTARSI AI TEMPI DELL’EMERGENZA

Tratto dal mio articolo sul giornale locale "Fax"

Il tempo scorre, nonostante per qualcuno possa sembrare di essersi fermato; così ci si avvia alla tanto attesa “Fase 2” di questa emergenza. C’è chi ha vissuto e vive questo periodo come una “parentesi” di sospensione alla vita reale, come se questo periodo sia un’infinita attesa; a qualcun altro invece potrà sembrare che le giornate scorrono velocemente nonostante i cambiamenti della quotidianità.
Questa nuova fase che sta per iniziare, per qualcuno rappresenta il tempo di ricominciare, seppur in maniera diversa, la propria vita, le attività nuovamente concesse; per altri sarà il tempo ancora dell’attesa.
Ma cos’è poi questo tempo? Spesso si dice che scorre velocemente se si fanno delle cose piacevoli, divertenti; la realtà è che le lancette degli orologi scorrono allo stesso modo per tutti, quello che cambia è la percezione dello scorrere in ognuno di noi.Pian piano che si va avanti, può capitare di interrogarsi su “come sarà la nostra vita nei prossimi mesi?”, “quando torneremo alla normalità?”, ma soprattutto “riusciremo ad adattarci alla nuova normalità?”.
La parola «adattare» deriva dal lat. adaptare e significa adeguarsi (biologicamente o spiritualmente) a determinate condizioni dell’ambiente, della vita, della realtà, riducendo via via le proprie reazioni o resistenze a tali condizioni.
Ci sono studi che dimostrano che l’uomo ha bisogno di un minimo di circa 20 giorni per creare una nuova abitudine, adattandosi ad una situazione nuova. Anche in questo caso il tempo è soggettivo e dipende dalle caratteristiche personali, dalle risorse che ognuno possiede, ma se ci pensi sono passati quasi due mesi dal primo stop decretato, pensavi di poterti adattare alla quarantena, allo smartworking o in generale a vivere questa situazione? Spesso succede proprio così, quando si vive una situazione nuova, traumatica, le reazioni posso essere diverse, si può provare rabbia, tristezza, paura, sentirsi presi dallo sconforto, ma poi pian piano si passa in una fase di elaborazione, fino ad arrivare all’accettazione che permette di riorientarsi nella nuova quotidianità.
Ovviamente questo processo non è sempre semplice, a volte può portare degli strascichi anche a livello psicologico, ma riporto qui una frase di Primo Levi, scrittore deportato nel campo di concentramento di Auschwitz in quanto ebreo ai tempi del nazismo, riuscito a sopravvivere al Lager e scrivere uno splendido libro “Se questo è un uomo”:
«La facoltà umana di scavarsi una nicchia, di secernere un guscio, di erigersi intorno una tenue barriera di difesa, anche in circostanze apparentemente disperate, è stupefacente, e meriterebbe uno studio approfondito. Si tratta di un prezioso lavorio di adattamento, in parte passivo e inconscio, e in parte attivo [...]».
È importante mantenere nonostante tutto un pensiero positivo, potreste ad esempio prendere una scatola, un barattolo o quello che preferite, decorarla a vostro piacere e scrivere ogni mattina, quando iniziate la giornata un pensiero positivo, anche uno semplice come “oggi è un bel giorno perché c’è il sole…”, vi permetterà di affrontarla con uno spirito diverso.
Mi auguro e vi auguro che poi quando sarà finita questa emergenza ci ritroveremo in questo pensiero:
 “Pensate che il passato, solo perché è già stato, sia compiuto ed immutabile?
ah no! Il suo abito è fatto di taffettà cangiante, e ogni volta che ci voltiamo a guardarlo lo vediamo con colori diversi” Kundera M.

Forse è questo il vero spirito di adattamento.
Dott.ssa Laura Camastra

"Bambini in quarantena"


In questo periodo così particolare che stiamo vivendo, non si poteva non affrontare un tema così delicato come quello dei bambini che si sono ritrovati da un giorno all'altro a vivere una situazione per tutti nuova e per certi versi surreale.

Dopo un primo momento in cui sembrava quasi di essere in una lunga vacanza, hanno dovuto capire e accettare delle regole nuove e una quotidianità stravolta, che li ha limitati nelle consuete attività.

Qui di seguito troverete un link della diretta "bambini in quarantena", uno degli appuntamenti di "un caffè alla salute live" che il Centro di Riabilitazione Kinesport Fisioterapia di Castellana svolge in diretta facebook.

Troverete degli interessanti spunti da un punto di vista medico, con l'intervento del Dott. Domenico Sinesi pediatra/medico dello sport, didattico con la docente dell'infanzia Antonella Giuliano ed emotivo col mio intervento.

In particolare mi sono soffermata sulle emozioni più comuni che i bambini vivono in questo periodo, sui possibili segnali d'allarme, di disagio emotivo e sull'adattamento al ritorno alla vita "normale".


Clicca qui per seguire la diretta: https://www.facebook.com/kinesportfisio/videos/2523867094544787

venerdì 1 maggio 2020

IL VISSUTO EMOTIVO DEI BAMBINI AL TEMPO “DELLA SOSPENSIONE”



I bambini iniziano a sperimentare le emozioni fin dai primi mesi di vita, anzi per certi aspetti ancora prima, nella pancia della loro mamma, a sei mesi di gravidanza, quando si stabilisce una comunicazione emotiva.
Il modo in cui sentono, riconoscono e comunicano le proprie emozioni cambia in base allo sviluppo cognitivo, motorio e sociale, quindi non varia solo in base alle fasi di crescita, ma anche alle esperienze che fanno e alle relazioni che vivono.
Spesso avrai sentito dire “i bambini sono delle spugne” e questo vale sia per ciò che imparano dai coetanei, sia per quello che vedono e vivono nelle relazioni con gli adulti, in particolare con i propri genitori o comunque di chi si occupa di loro.
In questo periodo, da quando è iniziata l’emergenza per il Coronavirus, si sono ritrovati a vivere da un giorno all’altro un grosso cambiamento: stare in casa, non poter andare a scuola o svolgere le attività che facevano prima, non poter incontrare gli amici o i nonni…e allora che cosa provano in questo momento?
Le emozioni possono essere diverse poiché in generale il vissuto è sempre soggettivo, ma le più comuni potrebbero essere la rabbia, la frustrazione rispetto ai “no” che in questo caso non dipendono neanche dai loro genitori o se si trovano a vivere genitori che lavorano nel settore sanitario che in questo momento devono limitare con loro i contatti. Potrebbero avere paura, ad esempio paura di ammalarsi, paura che si ammalino le persone care, ma anche tristezza per la solitudine che stanno sperimentando o per la perdita di persone care. Potrebbero anche reagire regredendo a fasi precedenti dello sviluppo, in cui avevano bisogno di maggiore supporto dall’adulto di riferimento.

Bisogna però considerare che non esistono emozioni negative, quindi anche la paura o la tristezza, la rabbia sono reazioni normali di fronte all’incertezza del momento e in generale di fronte a situazioni difficili e che spesso i bambini hanno delle risorse e capacità di adattarsi maggiori rispetto a quello che si pensa. Premesso però, che il loro modo di vivere questo momento sarà notevolmente influenzato, a prescindere anche dall’età del bambino o del ragazzo, da come affrontano emotivamente le persone con cui vive.

Quindi cosa puoi fare per aiutarli a vivere al meglio da un punto di vista emotivo questa situazione?
  •   Mantenere una routine, rispetto ad orari e organizzazione della giornata rassicura i bambini e sarà d’aiuto nella ripresa successiva delle normali attività;
  • Evitare di sovraccaricarli con informazioni negative rispetto al Coronavirus e di esporli in maniera limitata alle fonti di informazione sul virus. Spesso all’estremo opposto succede di volerli proteggere nascondendo la verità, ma si ottiene esattamente il contrario, poiché le loro fantasie potrebbero essere più negative della realtà. È fondamentale che sappiano la verità ma col giusto linguaggio. (A fine articolo troverai link utili al riguardo);
  • Rispondi alle domande che ti vengono poste senza sottrarti, in base alle sue capacità intellettive è in grado di capire e lo aiuterà ad integrare l’informazione con l’emozione che ha vissuto;
  • Accogli le sue emozioni senza averne paura e senza dare soluzioni, è importante che il bambino possa sentirsi accolto e sicuro nell'esprimere quello che sente. Questo gli permetterà di sviluppare un lessico emotivo e già solo il fatto di poterle condividere aiuterà a “normalizzarle” a tranquillizzarlo del fatto che è normale sentirsi così in quel momento;
  • Considera che in questo momento potrebbero venire fuori dei bisogni nuovi di sicurezza, che vanno comunque accolti. Cerca di utilizzare delle strategie educative che possano andare di pari passo al momento e ai bisogni attuali del bambino;
  • È importante anche creare dei momenti di condivisione, di gioco, senza cellulari o computer, come altrettanto fondamentale è fargli capire che nonostante si è in casa, non si è a loro completa disposizione, quindi è importante che anche l’adulto possa avere uno spazio, seppur breve, giornaliero, per sé. 
         Disegna con loro, racconta una storia, rappresenta con loro la situazione attuale attraverso il gioco mettendo in evidenza anche gli aspetti di rassicurazione, fiducia e speranza;
  • Utilizza frasi empatiche per fargli sentire il tuo sostegno come ad esempio:  “Mi sembra di vedere che sei difficoltà”, “Parliamone se ti va, cerca di farmi capire meglio”, “È del tutto normale provare queste emozioni, insieme faremo del nostro meglio per affrontare ciò che ci sta capitando”.
  •  Sfrutta questo momento per porre maggiore attenzione ai suoi bisogni e investire del tempo nella vostra relazione. 
Seguire questi accorgimenti aiuterà anche te a vivere con più tranquillità la quotidianità per te e per i tuoi bambini.

Ti propongo un breve gioco di rilassamento, che può aiutare il bambino a staccare da un’attività ad un’altra, a concentrarsi prima di svolgere attività che richiedono attenzione, o semplicemente per creare un momento di gioco insieme.

 Clicca qui per ascoltare la spiegazione: https://soundcloud.com/laura-camastra-962586193/gioco-palloncino


Qui di seguito troverai altri link che potrebbero esserti d’aiuto in questo momento:
“Il Coronavirus spiegato ai bambini dai bambini”: un breve video adatto ai bambini dai 4 ai 7 anni: https://www.youtube.com/watch?v=ttfyyQGdZFg

Il sito EMDR Italia (una tecnica di desensibilizzazione e rielaborazione del trauma attraverso i movimenti oculari) offre la possibilità di scaricare un libricino che contiene una storia con spunti utili per far venire fuori le emozioni del momento: https://emdr.it/wp-content/uploads/2020/04/libro-gomez-bambini-italiano.pdf



Dott.ssa Laura Camastra


LA LEGGEREZZA NEL GIOCO: DAI SPAZIO ALLA TUA PARTE BAMBINA

  Dentro ogni persona c’è una parte bambina. Anche tu sei stato bambino e dentro di te questa parte esiste ancora. Penso alla parte “bam...