Lo stress inteso in senso negativo o «distress»
si verifica se in un soggetto la sollecitazione supera la capacità di risposta
o risulta troppo povera provocando noia, monotonia. Tra i fattori stressanti che
viviamo quotidianamente, l’ambito lavorativo riveste una particolare importanza
poiché, spesso, rappresenta la maggior parte del tempo impiegato in una
giornata.
La forma di risposta a condizioni stressanti è
il burnout, una sindrome studiata soprattutto dagli anni Settanta in poi,
riscontrata maggiormente tra gli operatori sanitari.
Il termine «burn-out» è stato utilizzato per la
prima volta negli anni Trenta per indicare in gergo un atleta che dopo molto
tempo in cui ha ottenuto successi, si «brucia» e si consuma, esaurendo le
proprie risorse.
Questa sindrome è stata infatti riscontrata
anche in ambito sportivo, negli atleti, soprattutto ad alti livelli agonistici.
Raedeke e colleghi (2002), hanno esaminato gli
aspetti centrali nell’esperienza dell’atleta. L’esaurimento emotivo è associato
all’intenso allenamento e alla competizione. L’esperienza di riduzione del
senso di realizzazione è considerato per l’atleta in termini di abilità e
talento nel momento in cui egli non riesce a raggiungere i propri obiettivi,
non soddisfacendo le proprie aspettative.
La svalutazione sportiva associata a
caratteristiche perdita di interesse, risentimento verso lo sport, la
prestazione e atteggiamento “non curante” è un’altra dimensione presente.
E’ dunque chiaro come la risposta a fattori
stressanti sia correlata alla motivazione percepita rispetto all’attività che
si svolge, al carico fisico e psicologico che gli atleti si trovano a dover
gestire, oltre ad aspetti di personalità dell’atleta.
Visto il sempre maggior numero di giovani
coinvolti in attività sportive ad alti livelli, si riscontano sempre più
situazioni in cui lo sport, da pratica salutare quale dovrebbe essere,
influenza negativamente lo sviluppo del ragazzo, il quale si trova a dover
affrontare un carico emotivo e fisico non adeguato alla sua età.
E’ importante, quindi, che le figure
professionali coinvolte, abbiano una formazione adeguata oltre che
un’attenzione a questi aspetti fondamentali, in un’ottica di prevenzione
rispetto ai fattori stressanti che gli atleti potrebbero non saper gestire.
Dott.ssa Laura Camastra
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
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Benessere psicologico e mondo del lavoro. Torino: Centro Scientifico
Editore.