L’adolescenza
ha da sempre destato notevole interesse nell’ambito della psicologia, essendo
quella fase di transizione, di passaggio dallo stato infantile a quello adulto.
In
questo periodo ricco di cambiamenti sia fisici che emotivi, un ambito di
intervento per creare sane abitudini di vita, risulta l’attività sportiva.
Il
numero di ragazzi e ragazze che praticano attività sportive extrascolastiche è
molto elevato, quindi importante è il ruolo dell’educazione fisica scolastica e
dell’associazionismo sportivo.
Oggi,
infatti, desta preoccupazione il numero sempre maggiore di giovani che
gareggiano in sport a livello nazionale ed internazionale. Il loro
coinvolgimento in allenamenti sistematici e la specializzazione in uno sport in
un età relativamente giovane, può influenzare lo sviluppo sociale e psicologico
dell’individuo. In questo contesto, infatti,
rilevante importanza ottiene l’ambiente sportivo in cui il giovane
atleta va ad inserirsi, quindi la società sportiva a cui appartiene.
Nonostante
il riconoscimento dei benefici fisici e psichici che conseguono il
coinvolgimento in un’attività sportiva, il numero di atleti adolescenti che si
ritira dallo sport è in notevole aumento. In America, ad esempio, a fronte dei
35 milioni di bambini che partecipano ad attività sportive a scuola o in società private, circa il 35%
ogni anno si ritira da esse.
Il
fenomeno del dropout (l’abbandono sportivo) è, per queste ragioni, un’area di interesse nella psicologia dello
sport.
Ci
sono numerose evidenze a supporto dell’influenza che gli altri e dei patterns
di allenamento esercitano sull’atleta, come riportato dal modello di sviluppo
della partecipazione sportiva (Côté e all., 2003).
Il
selezionamento e la diversificazione precoce sembrano favorire l’acquisizione
delle abilità per un coinvolgimento che perduri in differenti attività
sportive, per un divertimento prolungato e varie opportunità sociali (Côté
& Hay, 2002; Kirk, 2005).
Al contrario sono state
riscontrate numerose conseguenze negative associate alla specializzazione
precoce, compresi infortuni, ansia da prestazione, pressione dell’allenatore e
dei parenti, isolamento, restrizione dell’identità e burnout (Hecimovich, 2004;
Wiersma, 2000).
Il
ruolo dell’allenatore rappresenta l’area maggiormente esplorata nella ricerca
sui giovani atleti, focalizzandosi in particolare sulla relaziona tra il
comportamento del coach e la motivazione e il divertimento degli sportivi
(Smoll e Smith, 2002). Ad esempio gli stessi autori hanno dimostrato come un
allenatore formato per incrementare il livello tecnico, rafforzare e favorire
comportamenti per far fronte agli errori, crei un clima di maggiore
divertimento, di unione tra gli atleti, comportando,quindi, minore dropout
rispetto ad allenatori inesperti.
BIBLIOGRAFIA
Hecimovich, M. (2004). Sport specialization in youth: A literature
review. Journal of the American Chiropratic Association, 41(4), 32-41.
Smoll, F. L.,
& Smith, R. E. (2002). Coaching behavior research and intervention in youth
sports. In F. L. Smoll, & R. E. Smith (Eds.), Children and youth sport: A
biopsychological perspective (2nd ed., pp. 211-233). Dubuque, IW:
Kendall-Hunt.
Jessica Fraser-Thomas, Jean Côté , Janice Deakin, (2008). Understanding dropout and prolonged engagement in
adolescent competitive sport. Psychology of Sport and Exercise 9 (2008)
645–662.