lunedì 17 settembre 2018

VUOTO E PIENO…LIBERTA’ O OPPRESSIONE?




Questa è un'epoca in cui tutto viene messo in vista sulla finestra per occultare il vuoto della stanza.
Tenzin Gyatso

Immaginiamo di avere un luogo interiore, un posto sicuro in cui custodiamo i nostri desideri, i nostri sogni, un luogo che pian piano arricchiamo con la nostra storia, con le nostre emozioni, con le nostre sensazioni. Immaginiamo poi di arrivare in un momento in cui non sentiamo nulla, questo luogo è completamente vuoto…come ci sentiremmo? E se al contrario lo riempissimo di cose, di pensieri, di preoccupazioni tanto da togliere spazio vitale?
Il vuoto in campo psicologico e nella vita quotidiana, ha spesso connotazioni negative (Fogarty, 1973).
“Sentirsi vuoti” spesso spaventa perché è come sentirsi senza emozioni, svuotati dall’energia vitale che ci permette di provare sentimenti, emozioni, di essere in contatto con noi stessi.
La sensazione di vuoto ha, infatti, diverse sfaccettature che vanno dalla semplice noia, rispetto al non avere stimoli, alle sensazioni di vuoto più profonde, quelle che vengono dalla pancia.
Mi sento vuoto se sono solo, anzi se mi sento solo, se quindi il senso di solitudine è vissuto come isolamento. “Non sento niente, non sono niente” se un senso di inadeguatezza prende il sopravvento, se sento di non fare abbastanza nella mia vita da sentirmi soddisfatto, se la tristezza è così forte da non avere un motivo per andare avanti, se in un momento della mia vita non ho più contatto con la mia parte emotiva.
E cosa significherebbe sentirsi “pieni”?  Spesso la pienezza, al contrario, rimanda ad una connotazione positiva, essere pieni di vita sicuramente; ma se essere pieni di cose da fare e di emozioni diventasse invece un blocco? Quale sarebbe il confine tra pieno e vuoto?
A volte ci riempiamo di cose da fare per non sentire, per non fermarci, per non soffermarci su quello che succede, su quello che viviamo e che sentiamo, può essere considerato una sorta di meccanismo di difesa.
 In ognuno di noi sta il proprio sentirsi “vuoto” o pieno”. Spesso è proprio quando ci si sente vuoti che si scoprono nuovi aspetti di sé fino a quel momento sconosciuti, in cui si entra davvero in contatto con sé stessi…. del resto la parola vuoto deriva dal latino volgare *vo(c)ĭtus, p. pass. di *vocēre, variante di *vacēre, class. vacare ‘esser libero'…

 Dott.ssa Laura Camastra



RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Epstein, M. (1989). Forms of emptiness: psychodynamic, meditative and clinical perspective. New York.

Fogarty Thomas F., M.D. (1973). On emptiness and closeness. Center for Family Learning, Compendium I. The best of the family.


mercoledì 12 settembre 2018

Prendersi cura del corpo e della mente:il ruolo dello psicologo


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http://www.lucea-multimedica.it/prendersi-cura-del-corpo-della-mente-ruolo-dello-psicologo/

Ci sono alcune situazioni della vita che mettono a dura prova il nostro equilibrio e la nostra serenità.
Si può trattare di problemi a lavoro, a scuola, nel rapporto con i figli, con il partner, oppure a disagi più strettamente legati all’umore, all’ansia, alla difficoltà di dormire o mangiare, al rapporto con il proprio corpo o la propria sessualità.
Cosa può fare lo PSICOLOGO?
Il fine della consulenza psicologica è di orientare la persona, fare ordine, riconoscere e definire la natura dei problemi, dei fattori in gioco.
Lo psicologo accoglie la persona in un contesto non giudicante, la aiuta a capire cosa sta succedendo, la affianca nell’attivare tutte le risorse personali necessarie per affrontare le situazioni, per modificarle.
La professione di psicologo comprende anche l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, per le attività di sostegno psicologico. Quest’ultimo ha la funzione di supportare il mantenimento di una condizione di benessere della persona.
Rispetto, invece, alle valutazioni psicodiagnostiche, esse possono riguardare l’ambito infantile (rispetto ad esempio ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento, Disturbi del Linguaggio, ecc.). Possono essere richieste anche valutazioni psicologiche ai fini di una relazione psicodiagnostica (per perizie, per affrontare interventi di chirurgia bariatrica, ecc.).
In generale prendersi cura della propria salute psicologica significa decidere di ascoltare un disagio, ascoltare sé stessi e il proprio corpo concedendosi uno spazio per sé. Ma significa anche ascoltarsi per prevenire disturbi, per migliorare la propria salute psicofisica. In questo senso assumono sempre più importanza approcci psicologici che pongono attenzione alle emozioni e al corpo. Attraverso tecniche di rilassamento, di mindfulness e di bioenergetica, si va a lavorare sulla respirazione, su eventuali tensioni muscolari che spesso sottendono “blocchi emotivi”, che una volta sciolti, ci permetterebbero di vivere con più energia e consapevolezza.


“Si può paragonare la vita a un tessuto ricamato, di cui ognuno può vedere il lato esterno nella prima metà della sua esistenza, e il rovescio nella seconda: quest’ultimo non è così bello, ma più istruttivo, poiché lascia riconoscere la connessione dei fili.”
IRVIN D. YALOM


Dott.ssa Laura Camastra


mercoledì 5 settembre 2018

ALLENARSI A RESPIRARE

Allenarsi a respirare


Risultati immagini per allenarsi a respirare


Direct link: http://www.psicologibase.it/articoli-di-psicologia-dello-sport


Essere pieni di vita significa respirare profondamente, muoversi liberamente e sentire con intensità.” A. Lowen

Spesso si dà anche per scontato il proprio respiro, oltre al fatto che la respirazione sia naturale farla “bene”, in realtà non è così.
Il modo in cui respiriamo è influenzato anche dallo stato d’animo che viviamo, dal vissuto emotivo. In Bioenergetica si parla di “corazze” muscolari e caratteriali, riferendosi alle emozioni che nel tempo si bloccano nel corpo, creando delle tensioni muscolari.
La bioenergetica, infatti, si basa sulla stretta relazione tra emozioni e corpo; da un punto di vista energetico tutto il corpo può essere inteso come un’unica cellula. I processi energetici, cioè la produzione di energia attraverso la respirazione e il metabolismo e la scarica di energia del movimento, sono le funzioni basilari della vita.
In ambito sportivo, dove alla base dell’attività c’è il movimento, il gesto atletico, risulta, dunque, fondamentale la respirazione. Per un atleta imparare a gestire la respirazione durante la vita di tutti i giorni, negli allenamenti, significa incrementare la qualità di vita e la performance nello sport.
È importante allenarsi a respirare per poterlo fare profondamente, ma fondamentale innanzitutto è partire dalla consapevolezza del proprio corpo, del proprio respiro per poi imparare a gestirlo in base anche alle richieste della situazione sportiva.


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Alexander Lowen, (1975), Bioenergetics, Coward, McCann & Geoghegan, New York. Traduzione in italiano di Lucia Cornalba e supervisione di Luigi De Marchi Feltrinelli, Milano 1983-2004.

Lowen, A., (2003). Il linguaggio del corpo. Feltrinelli editore. Milano. 

D. Viola, (2014). Piedi come radici, mente come cielo. Manuale moderno di analisi bioenergetica.

LA LEGGEREZZA NEL GIOCO: DAI SPAZIO ALLA TUA PARTE BAMBINA

  Dentro ogni persona c’è una parte bambina. Anche tu sei stato bambino e dentro di te questa parte esiste ancora. Penso alla parte “bam...