lunedì 28 maggio 2018

ESSERE "ONLINE"...CON SE' STESSI: il punto di esplosione

Percorso per ragazzi dai 10 ai 13 anni





La rabbia è un'emozione spesso preponderante in questa fase di crescita dei ragazzi, quando c'è poi il passaggio all'adolescenza.
In generale è un'emozione "particolare"... c'è chi se ne discosta, chi dice di non sentirla mai, chi inconsapevolmente la nasconde dietro un velo di tristezza ad esempio, chi invece, al contrario, la sente troppo forte tanto da spaventarsi.
E' questo il motivo che ci ha spinto ad approfondire questo tema in questo percorso, dando la possibilità ad i ragazzi di verbalizzare e confrontarsi sui pensieri, sulle situazioni e sul loro sentire questa rabbia, con le loro modalità e i loro tempi.
Il tutto incorniciato da esercizi di bioenergetica, di movimento e di rilassamento.

Dott.ssa Laura Camastra



giovedì 24 maggio 2018

Percorso di Alfabetizzazione Emotiva



Percorso di Alfabetizzazione Emotiva per bambini


IL TERMOMETRO DELLE EMOZIONI




"Cosa fa il termometro?" "Misura la temperatura"...

Il termometro delle emozioni serve a far comprendere ai bambini come la stessa emozione possa avere un'intensità diversa, una "temperatura" diversa.
Imparare a riconoscere le sfaccettature delle emozioni fin da piccoli, serve nel percorso di alfabetizzazione emotiva, a crescere in modo più consapevole.

Dott.ssa Laura Camastra 
in collaborazione con la Dott.ssa Giovanna Busto


mercoledì 16 maggio 2018

I GENITORI E LO SPORT: OSTACOLO O RISORSA FONDAMENTALE?



Direct link: http://www.psicologibase.it/articoli-di-psicologia-dello-sport




Il ruolo dei genitori nella crescita sportiva tende a modificarsi nel tempo, da gestione totale nei primi anni di attività sportiva (nella fascia infantile), passa ad essere maggiormente correlato al sostegno emotivo (andando nella fase adolescenziale).
In realtà oggi si assiste ad una nuova tendenza, l’attuale generazione sembra essere fortemente coinvolta nell’attività dei propri figli tanto che alcuni autori (Bounous, Prunelli e Rossi, 2011), affermano: «questa è la prima generazione di genitori che si occupa attivamente dello sport dei figli: si tratta, quindi, di un fenomeno nuovo, sia per i genitori che per le Società sportive».
In uno studio sul calcio giovanile si è indagato chi risultata essere la figura più influente nell’attività sportiva ed è venuto fuori che l’80% dei calciatori di alto livello considerava i propri genitori come le persone più influenti, per il 40 % nei calciatori di minor livello, percentuale comunque alta. (Wards, Hodges, Starkes, Williams, 2007).
Questo deve far riflettere su quanto sia importante per i figli essere sostenuti e supportati dai propri genitori, tanto da essere un fattore che può influenzare la motivazione a continuare un determinato sport.
Emerge da alcuni studi (Coté e all. 1999), infatti, che il sostegno dei genitori sia correlato al divertimento e all’entusiasmo dei figli, oltre che alla loro percezione di competenza. Possiamo quindi dire che il ruolo del genitore è fondamentale anche nello sport, per poter far sperimentare ai figli il senso di autoefficacia. L’“autoefficacia” è quella convinzione dell’individuo di possedere le capacità di eseguire un certo comportamento finalizzato a produrre un dato esito, obiettivo, concetto strettamente correlato al sentirsi adeguati, capaci di essere efficaci, quindi all’autostima.
Anche l’atteggiamento del genitore rispetto alle vittorie o alle sconfitte, trasmette messaggi forti legati oltre che all’esperienza sportiva, al figlio stesso come persona.
Allora i genitori possono essere considerati un ostacolo o una risorsa fondamentale?
I genitori sono potenzialmente una risorsa, ma per evitare che diventino un ostacolo, devono essere consapevoli essi stessi dei propri comportamenti e dell’influenza che hanno sui propri figli.
Un genitore consapevole è presente, anche nella vita sportiva del proprio figlio, cercando di trovare una giusta misura e distanza. Dà supporto ed è comprensivo nei momenti di difficoltà, dando aiuto dopo che il proprio figlio ci ha provato da solo, lo ascolta e cerca di capire i suoi reali bisogni e desideri, senza sostituirsi a lui. Va incontro alle aspettative del figlio, loda i suoi miglioramenti, il suo impegno, mettendo enfasi su questo e non sulla vittoria o necessariamente sul risultato. Trasmette attraverso l’esempio, l’ascolto, che bisogna competere ma anche in base alle proprie capacità, senza dover essere un campione a tutti i costi. In questo senso trasmette quella sicurezza che permette al bambino, al ragazzo, di sentirsi apprezzato e sostenuto per ciò che è. La consapevolezza è un aspetto che sembra scontato e facile, ma in realtà non è sempre così semplice fermarsi e mettersi in gioco, eppure è fondamentale per una sana crescita psicofisica dei figli.


 Dott.ssa Laura Camastra


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
Bortoli L., Bertollo M., e Robazza C., (2005). Sostenere la motivazione nello sport giovanile: Il modello TARGET. Giornale Italiano di Psicologia dello Sport, 3, 69-72.

M. Fulcheri, (2005). Le attuali frontiere della psicologia clinica. Torino: Centro Scientifico Editore.
Claudio Mantovani (a cura di). Insegnare per allenare. Metodologia dell'insegnamento, (2017). Edizioni Scuola dello Sport.


martedì 1 maggio 2018

PREVENIRE LO STRESS DELL’ATLETA: IL RUOLO DELL’ALLENATORE



Lo stress è una risposta del corpo ad ogni richiesta dell’ambiente (Selye, 1956).
Si parla di stress negativo se la sollecitazione dell’ambiente supera la capacità di risposta o risulta troppo povera. Il burn-out è l’esito patologico di un processo stressogeno. Nello sport i sintomi sono: esaurimento emotivo e fisico dell’atleta, sensazione di isolamento, scarsa fiducia, difficoltà di concentrazione durante la prestazione, percezione di mancanza di miglioramento nella propria carriera, sensazione riguardante la svalutazione del proprio contributo nella squadra da parte dell’allenatore, giocatori e società.
Inevitabilmente il vissuto dell’atleta è correlato alla sua motivazione, al senso di efficacia e alla percezione che ha di sé stesso. In questo risulta importante la figura dell’allenatore che influenza l’atleta rispetto al suo vissuto. Ma cosa dovrebbe fare in concreto l'allenatore per permettere al suo atleta di esprimersi al meglio? Dovrebbe individuare quali sono le motivazioni individuali di ciascun atleta, tenere conto dei suoi bisogni e cercare di costruire la prestazione atletica in base alle caratteristiche di chi si trova di fronte. Il cosiddetto «clima motivazionale percepito» dall’atleta si riferisce alla percezione che il soggetto ha di un certo ambiente prestativo e riguarda l’orientamento motivazionale dell’allenatore. Se è orientato sul compito, l’attenzione è sullo sviluppo delle competenze, sul valore di ciascun atleta, sottolineando i suoi progressi, enfatizzando la collaborazione con gli altri. L’orientamento sull’io pone l’attenzione sulla competizione, quindi l’allenatore rimprovera per gli errori, per una prestazione scadente. In quest’ultimo caso l’atleta potrà vivere con maggiore stress l’attività sportiva, poiché orientata solo al successo, al risultato. Soprattutto nei bambini il clima creato dagli adulti significativi è l’aspetto che più influenza la motivazione e l’orientamento personale.
Come dovrebbe essere un buon allenatore? Da uno studio di Gould e colleghi (1996) condotto su giovani tennisti sono stati tirati fuori dei consigli che gli atleti stessi hanno scritto per gli allenatori. E’ venuto fuori che l’allenatore dovrebbe coltivare il coinvolgimento personale col giocatore, avere una comunicazione a due con l’atleta, utilizzare gli input del giocatore, comprendere le sensazioni dell’atleta. Questo sottolinea come l’atleta ha bisogno e desidera un coach al quale affidarsi e sentirsi sostenuto e riconosciuto, aspetti fondamentali per cercare di prevenire lo stress che può derivare dal praticare un’attività sportiva.

 Dott.ssa Laura Camastra


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
Bellani, M.L & Orrù, W. (2002). La sindrome del burnout. In: Bellani, M.L, Morasso.
M. Fulcheri, A. Lo Iacono, F. Novara, (2008).  Benessere psicologico e mondo del lavoro. Torino: Centro Scientifico Editore.
M. Fulcheri, (2005). Le attuali frontiere della psicologia clinica. Torino: Centro Scientifico Editore.
Claudio Mantovani (a cura di). Insegnare per allenare. Metodologia dell'insegnamento, (2017). Edizioni Scuola dello Sport.







LA LEGGEREZZA NEL GIOCO: DAI SPAZIO ALLA TUA PARTE BAMBINA

  Dentro ogni persona c’è una parte bambina. Anche tu sei stato bambino e dentro di te questa parte esiste ancora. Penso alla parte “bam...