domenica 28 giugno 2020

LA ZONA DI COMFORT: BENESSERE O PAURA DEL CAMBIAMENTO?




Hai mai sentito parlare di comfort zone?
Questo termine è stato utilizzato per la prima volta in ambito aziendale per indicare l’area intorno alla quale i dipendenti riuscivano a massimizzare prestazioni e profitti.
In psicologia può essere definita come uno stato psicologico in cui tutto può sembrare familiare, quindi uno stato in cui vulnerabilità e incertezze sono ridotte al minimo.
Alla luce di questa visione, è sbagliato avere o voler restare nella propria comfort zone?
Se per familiarità, comfort significa fare fatica a cambiare dei comportamenti o situazioni che in realtà non sono utili, che non ti fanno stare bene, o che ti portano a non fare delle scelte per migliorare la tua vita, allora probabilmente c’è una resistenza al cambiamento. Quando si ha paura di fare una scelta, di cambiare delle situazioni, allora bisogna chiedersi se la comfort zone è realmente di comfort o nasconde delle paure o difficoltà diverse.
La chiave di volta può essere la flessibilità che si dovrebbe avere nel modificare, allargare, smussare la tua comfort zone in base alle situazioni.
Essere rigidi e resistenti al cambiamento può portare a vivere con maggiore stress le situazioni nuove e inaspettate (anche positive) che si presentano nella vita, influenzando negativamente le capacità di adattamento.
Essere consapevoli di sé stessi, dei propri bisogni, dei propri desideri, fare scelte che portano ad un equilibrio, al benessere personale, non è una cosa così scontata poiché implica anche la capacità di fermarsi, di sentirsi e di conoscersi.
Una volta compreso ciò che ti fa stare bene, ciò che ti fa sentire in equilibrio, flessibile, cercare di “restare” nella tua comfort zone, significa volersi bene ed essere sereni e appagati, lasciandosi sempre la possibilità di modificarla in base alle situazioni che vivi.
Se al contrario le tue scelte, i tuoi comportamenti sono dettati dalla paura di prendere una decisione, di fare una nuova scelta, di cambiare situazioni che ti fanno stare male, allora puoi rischiare che la comfort zone diventi invece un limite, una “prigione”.
Spesso le scelte della vita, le decisioni, sono influenzare dalle aspettative verso sé stessi, verso gli altri, ma anche dalla stima che si ha di sé stessi, poiché stabilirsi degli obiettivi nella vita, fare dei progetti, in qualsiasi ambito sia, dipende anche da quanto credo di poterlo fare, di poter raggiungere quegli obiettivi. (Se vuoi approfondire questo tema trovi leggi il mio articolo cliccando qui https://energetica-mente.blogspot.com/2020/06/la-stima-di-se-nella-vita-quotidiana.html).




E tu cosa ne pensi? Qual è la tua zona di comfort?

In quale zona ti collochi in questo momento?



Cosa metteresti nel primo cerchio? E negli altri?
O forse modificheresti l’ordine o il verso della freccia?!


Scrivimi o contattami se vuoi condividere la tua esperienza!!



Nelle persone tutto può cambiare. Tutto è in processo, in trasformazione.
Alexander Lowen


Dott.ssa Laura Camastra

sabato 20 giugno 2020

LE EMOZIONI NEL CORPO: LA RABBIA




La rabbia è una delle emozioni di base insieme alla gioia, paura, disgusto, tristezza, sorpresa.
Anche questa come tutte le altre, può avere diverse intensità, da quella più basse come ad esempio il fastidio, alla furia, l’odio, eccetera.
Ognuno ha il suo modo per sentire (o non sentire) un’emozione e di esprimerla. Una buona parte dipende dall'educazione ricevuta, dal modo in cui da piccoli era concesso di esprimere le proprie emozioni. Si pensi a quando gli adulti dicono “non devi piangere!” al bambino che magari ha ricevuto una delusione, oppure l’espressione della rabbia era negata completamente in qualsiasi forma potesse essere.
Spesso, in realtà, un’altra emozione come il dolore, nasconde invece una rabbia non espressa, come se fosse bloccata o a lungo andare si fosse trasformata in tristezza più profonda.
Ma cosa succede nel corpo quando non si riesce a lasciar andare un’emozione? O quando non si riesce ad esprimerla?
La bioenergetica è un approccio basato sulla connessione della persona al proprio corpo, importante quindi per la consapevolezza di sé, anche per l’espressione delle emozioni nel proprio corpo.
Spesso le emozioni si bloccano nel corpo, creando a lungo andare dei “blocchi emotivi” che si manifestano attraverso tensioni muscolari, posture particolari, che influenzano anche le caratteristiche personali, del comportamento di una persona, anche del proprio atteggiamento alla vita.
Ritornando alla rabbia, essa come la paura, è un’emozione che ha anche una funzione di difesa nell’istinto di sopravvivere nell’ambiente in cui ci si trova e nel rispondere a un’ingiustizia, un torto subito o percepito. Va distinta dall’aggressività che invece si riferisce all’agire attraverso comportamenti fisici o verbali.
Provare rabbia ad esempio verso una persona che ti ha fatto un torto, che ti ha fatto soffrire è una reazione normale e spesso può essere da motivazione per prendere le giuste distanze da una persona o da una situazione, ma se non si riesce a lasciarla andare, può portar via energie preziose alla vita e impedire di godere appieno del presente.
Hai mai detto o sentito dire “Mi sto facendo il fegato amaro” per la rabbia…i modi di dire spesso rendono l’idea, poiché anche le emozioni hanno conseguenze reali sugli organi, sul corpo e se non si lavora sulla consapevolezza di sé, sul proprio benessere, possono sfociare in infiammazioni e nel peggiore dei casi in vere e proprie patologie.
A volte ad esempio sentire un’oppressione ad altezza del petto o della gola, può nascondere invece la difficoltà ad esprimere un’emozione con la parola.

E tu dove senti la tua rabbia? In quale parte del tuo corpo?
Aiutati a rispondere ascoltando questo audio e sperimentando questo esercizio.
https://drive.google.com/file/d/1AEEfhrypZskJJsTqBSQJ7SN2sduL9-ld/view?usp=sharing

È fondamentale essere consapevole di quello che senti e dove lo senti, cercando di comprendere l’espressione dell’emozione nel tuo corpo, imparando poi a lasciar andare le emozioni, a trasformarle dando un peso e una forma diversa. A volte non si riesce a fare questo da soli e si deve trovare il coraggio per chiedere aiuto ad un professionista, uno psicologo, psicoterapeuta che può essere di sostegno in questo processo.
Restare attaccati al rancore, alla rabbia, senza elaborarla, serve solo a distogliere l’attenzione dal resto delle emozioni piacevoli che invece procurano benessere e serenità mentale, quindi corporea.

Dott.ssa Laura Camastra

sabato 13 giugno 2020

LA STIMA DI SÉ NELLA VITA QUOTIDIANA




La stima o meglio, l’autostima è un concetto complesso, nel senso che riguarda tante parti di sé, tante sfaccettature della persona.
Si potrebbe definire l’autostima come l’Insieme dei giudizi valutativi che l’individuo dà di sé stesso (Battistelli, 1994).
Ma non è fondamentale sapere come la definiscono gli studiosi, gli specialisti, è importante sapere cosa significa per te.
Come ti giudichi? Come ti percepisci?
Non parlo necessariamente da un punto di vista fisico, anche se l’immagine ha comunque la sua importanza, ma mi riferisco a te come persona nel complesso.

Quando si valuta se stessi, l’idea e il giudizio di sé sono in genere il risultato del confronto tra ciò che si vorrebbe essere, come si vorrebbe essere e come si è in realtà. Maggiore è questa differenza e minore sarà l’autostima. Ma bisognerebbe anche tener conto di quanto ciò che si è dipenda anche da fattori esterni? Quanto invece da aspetti che si possono comunque modificare e migliorare? Ad esempio avere un lavoro di successo, di prestigio diventa più difficile se ci si trova in un periodo storico di crisi economica o in un paese ancora in via di sviluppo, quindi soddisfare questo desiderio e sentirsi soddisfatti per questo, potrebbe richiedere più tempo del previsto.

Ma oltre a questo, qual è la realtà? Quanto la stima di sé è influenzata da come ci percepisce l’altro? Questo è un fattore che influenza il fatto di giudicarsi negativamente o positivamente.

Ci sono inoltre delle alterazioni della percezione di che portano a giudicarsi negativamente a prescindere dagli altri o dalla realtà effettiva. Questo comporta il fatto di porre la propria attenzione maggiormente sugli aspetti negativi di sé, se non addirittura alla difficoltà di vedere delle caratteristiche positive in sé.
Che conseguenza può avere nella vita quotidiana? Una bassa autostima (spesso non giustificata dalla realtà) può portare ad avvertire un senso costante di insoddisfazione, come se ci si sentisse sempre inadeguati o non all’altezza delle situazioni. Questo porta a vivere con ansia, con paura situazioni nuove, la sfera delle relazioni, del lavoro, la sfera sociale, a provare tristezza nel non sentirsi capaci di realizzare le proprie aspettative. E se queste ultime fossero sempre troppo alte tanto avere la percezione di non poter raggiungere i propri obiettivi?
E se invece si fosse troppo duri nel giudicare sé stessi? In quest’ultimo caso risulterebbe difficile e sempre pesante l’idea di poter fare qualcosa di buono nella propria vita, tanto da bloccarsi nel provare a svolgere delle attività che si vorrebbero fare.

Avere una buona autostima, essere quindi consapevoli dei propri aspetti sia positivi sia negativi, permette di avere una percezione di sé maggiormente corrispondente alla realtà. Conoscere e scoprire le abilità, le attitudini personali, credere di poter realizzare i propri obiettivi nella vita, dà quella marcia in più, una motivazione maggiore nel provare ad essere quello che si desidera essere. “Concedersi” di essere sé stessi, accettarsi e stimare sé stessi, offre la possibilità di vivere con maggiore serenità anche la vita quotidiana, nel pieno della consapevolezza dei propri limiti (che ognuno ha), ma soprattutto delle proprie risorse.


Sperimenta questo esercizio, puoi usare l’immagine che trovi qui o disegnare tu il tuo volto. Poi chiudi un attimo gli occhi e pensa alle cose belle che dici a te stesso, a quello che ti piace e apprezzi di te.
Scrivi sul foglio, magari intorno al tuo volto, le cose belle che dici a te stesso. È una cosa facile da fare? O al contrario ti vengono in mente cose negative?






Puoi sperimentare questo esercizio anche con le cose brutte che dici a te stesso per poi farne un confronto.
Essere consapevoli di sé stessi è il primo passo fondamentale verso il benessere personale.


Dott.ssa Laura Camastra

sabato 6 giugno 2020

IL CONFINE TRA TE E L’ALTRO: LA GIUSTA DISTANZA





In questo particolare periodo di emergenza e di prevenzione del contagio, si è sentito parlare di distanza sociale, distanza fisica, distanziamento, distanti ma uniti.
Ma cosa significa essere distanti mentalmente?
La «distanza» in geometria è uno dei tre dati necessari per individuare la posizione di un punto nello spazio.

Hai mai pensato a quanto sei distante da te stesso? A che punto invece sei vicino o distante dall’altro nelle relazioni?

Ti è mai capitato di sentirti troppo preso da un problema di un’altra persona o di notare che una determinata situazione o relazione ti togli molte energie?
A volte l’altro si prende maggior spazio rispetto a quello che si concederebbe e spesso non si è consapevoli della distanza o dello spazio che vorresti o non si riesce e prendere lo spazio che si vorrebbe. In quest’ultimo caso si può provare una sensazione come di insoddisfazione, come quando si sente di esserci sempre per l’altro ma che questa non sia una cosa reciproca.
Pensa ad esempio agli amici, al partner, o ai familiari…sei una persona che tendenzialmente ascolta sempre? Sai farti anche ascoltare?
Mi capita spesso nel mio lavoro di sentire “Quella situazione mi prende molto”, oppure “Non riesco a farmi scivolare facilmente le situazioni spiacevoli”.
Premesso che anche le emozioni “spiacevoli” sono utili se trasformate in risorsa per andare avanti, per crescere a livello personale e di consapevolezza di sé, ma capita invece che ci si sente stanchi, ci si trascina in situazioni che tolgono energie preziose o, in generale, che si tende a restare bloccati in un’emozione.
Quando è stata l’ultima volta che hai fatto qualcosa per te?
Per imparare a darsi spazio, a trovare la giusta distanza dalle situazioni, dalle persone, senza perdere di vista se stessi è importante conoscere i propri confini. I confini partono dalla percezione del tuo corpo, da come ti senti e ti percepisci, da come percepisci l’altro rispetto a te. Non è sempre facile trovare la giusta distanza, anzi…!

Prova questo esercizio che rende meglio l’idea di ciò che a parole non è sempre semplice definirecogli questa occasione!



Non esitare a contattarmi se vuoi condividere con me le tue emozioni!

«Alcuni porcospini, in una fredda giornata d'inverno, si strinsero vicini, vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l'uno dall'altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò nuovamente a stare insieme, si ripeté quell'altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali. finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.»

Concetto ideato dal filosofo Arthur Schopenhauer. Il dilemma dei porcospini dà l’immagine della ricerca della giusta distanza.


Dott.ssa Laura Camastra

LA LEGGEREZZA NEL GIOCO: DAI SPAZIO ALLA TUA PARTE BAMBINA

  Dentro ogni persona c’è una parte bambina. Anche tu sei stato bambino e dentro di te questa parte esiste ancora. Penso alla parte “bam...