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Diversi studi hanno evidenziato la stretta
relazione tra sostegno dei genitori e motivazione nell’attività sportiva del
ragazzo (Côté 1999). Il ruolo dei genitori varia con l’età del proprio figlio:
si parte con un completo coinvolgimento nell’avvicinare il bambino all’attività
sportiva, provvedendo alla gestione completa (economica, emotiva,
organizzativa), per poi diventare supporto emotivo per i propri ragazzi.
I genitori, infatti, rappresentano dei
modelli di comportamento e atteggiamenti verso lo sport; le modalità con le
quali reagiscono a sconfitte e vittorie, incide sul vissuto del giovane
sportivo, sia rispetto allo sport sia verso sè stesso. Frasi come “Hai vinto?”,
o “ti sei divertito”, dicono molto rispetto all’atteggiamento verso lo sport e
come questo incida significativamente sulla motivazione dell’atleta.
In una società orientata a “fare meglio
degli altri”, è facile incontrare genitori che spingono al successo, al
risultato di prestazione piuttosto che al vissuto di benessere e di successo
inteso come crescita personale dei propri figli.
Una difficoltà per alcuni genitori è
quella di distinguere le proprie motivazioni allo sport rispetto a quelle dei
figli. Partendo dal presupposto che a tutti piace vincere, non bisogna dare per
scontato che per il proprio figlio sia il motivo principale per praticare uno
sport e soprattutto, porre importanza solo sulla vittoria, fa perdere di vista
tanti aspetti fondamentali nello sport. Una spinta importante ad esempio è lo
sviluppo psicofisico del bambino, l’aspetto di appartenenza ad un gruppo
sociale, quindi la socializzazione, a prescindere dalla possibilità di
diventare un campione. Va considerata anche la motivazione alla pratica
sportiva varia anche in base all’età dello sportivo, quindi sarebbe importante
chiedere al proprio figlio ad esempio “cosa ti piace della pallavolo?”, “Perché
ti piace il ping-pong?” in modo da parlare con loro dell’esperienza sportiva
che stanno vivendo.
In uno studio di Quarisi e Zuliani (2014)
su 600 atleti di 11-14 anni sui vissuti dei ragazzi rispetto agli atteggiamenti
dei genitori nell’esperienza sportiva, emerge che atteggiamenti dei genitori
come sbuffare, arrabbiarsi per una sconfitta, commentare le azioni sbagliate e
dare consigli su queste, sono percepite in modo spiacevole dai figli. Al
contrario atteggiamenti che mettono in luce che sport sia anche divertimento,
fare il tifo per il proprio figlio senza sovrastare l’altro, essere tranquilli
a prescindere dal risultato, sono vissute in modo piacevole.
Il ruolo del genitore è quello di
supportare il proprio figlio a prescindere dal risultato (vittoria o sconfitta)
e dargli la possibilità di sperimentarsi a prescindere dalla propria
soddisfazione personale.
Vista l’importanza dell’influenza del
genitore sul vissuto dell’esperienza sportiva dei ragazzi, una società sportiva
non deve sottovalutare il loro coinvolgimento.
Dr.ssa
Laura Camastra
RIFERIMENTI
BIBLIOGRAFICI:
Bortoli
L., Bertollo M., e Robazza C., (2005).
Sostenere la motivazione nello sport giovanile: Il modello TARGET. Giornale
Italiano di Psicologia dello Sport, 3, 69-72.
Claudio Mantovani (a cura
di). Insegnare per allenare.
Metodologia dell'insegnamento, (2017). Edizioni Scuola
dello Sport.