martedì 24 novembre 2020

LA LEGGEREZZA NEL GIOCO: DAI SPAZIO ALLA TUA PARTE BAMBINA

 


Dentro ogni persona c’è una parte bambina.

Anche tu sei stato bambino e dentro di te questa parte esiste ancora.

Penso alla parte “bambina” come a quella parte più giocosa, legata alla leggerezza, alla spensieratezza, che a volte viene sopita dalle responsabilità, dal lavoro, dai “devo fare questo, devo fare quello”, dalla quotidianità. Infatti poi può capitare di ritrovarsi a giocare con un bambino, con i propri figli e si è in difficoltà nello stare al gioco, alla fantasia, alla creatività dell’essere bimbo.

L’infanzia è per molti invece simbolo di giocosità, di spensieratezza, di vitalità e allegria…

In un momento come questo, spesso legato a tensione, paura, ansia, non sarebbe bello concederti di vivere momento di leggerezza, di giocosità? E come puoi fare?

Soffermati su un ricordo, su un momento della tua infanzia in cui ti sei sentito felice…Chiudi un attimo gli occhi e ripensa intensamente a quel momento…una volta raggiunta quell’immagine, rivivi l’emozione di felicità e giocosità…e portala dentro di te.

E poi pensa…cosa posso fare ora per rivivere con semplicità quel momento? Quella leggerezza?

Qual è l’ultima volta che hai fatto una cosa che ti piace fare?

In questo momento in cui si è limitati anche nelle attività di svago, dai libero sfogo alla tua creatività e alla tua fantasia, gioca con i tuoi bambini, col tuo partner… e ricorda che dove non si può andare col corpo in questo momento, si può raggiungere con la mente.

A volte…  “L'essenziale è invisibile agli occhi (Da "Il piccolo principe").

 

Dott.ssa Laura Camastra

 


lunedì 16 novembre 2020

PENSARE POSITIVO AI TEMPI DEL COVID-19: È POSSIBILE?

 



Questa fase di emergenza sanitaria, mette a dura prova la mente con i suoi pensieri confusi e a volte caotici, portando con sé delle emozioni che non sempre fanno essere ottimisti.

Quando si vivono momenti difficili stressanti e ancor di più quando l’esperienza è di grossa portata come questa legata al Covid-19 che coinvolge la collettività, diventa più facile farsi trasportare dai pensieri negativi, dalle emozioni ad essi legate, dai pensieri degli altri che ti circondano e dalla collettività stessa.

In questo momento può sembrare quasi fuori luogo pensare positivo, ma in realtà pensare positivamente non vuol dire vivere come se i problemi della vita non esistessero, o chiudere gli occhi di fronte alla realtà e credere ciecamente che andrà tutto bene.

Il pensiero positivo è un compagno che ci guida costantemente nella nostra vita e ci fornisce il rinforzo quotidiano, facendoci pensare: “ce la posso fare” (Delle Fave, 2010)

Ciò non significa che tu ci possa riuscire ad ogni costo, ma significa orientare il tuo atteggiamento, le tue energie mentali e i tuoi comportamenti affinchè ciò accada.

Il pensiero infatti influenza il comportamento, quindi anche il modo di vivere e sentire le proprie emozioni. Si parla in psicologia di profezia autoavverante che richiama la potenza del pensiero, poiché a furia di pensare negativamente, questi pensieri diventano reali comportamenti. Quindi inconsapevolmente si assumeranno atteggiamenti, comportamenti che porteranno a far avverare quel pensiero.

Se questo accade per le cose negative, allora pensi valga la pena fare questo sforzo pensando positivamente?!

In questo momento basterebbe concentrarsi sulle cose apparentemente semplici, darsi dei piccoli obiettivi quotidiani, godere dei momenti, apprezzare il qui ed ora. Quando i dubbi, le incertezze, le domande nella tua testa diventano tante e spesso non si hanno tutte le risposte, fermati e parla con te in senso positivo. Il dialogo interiore sempre una cosa scontata, ma a furia di parlare a te stesso in senso positivo, di apprezzare il quotidiano, il qui ed ora, anche i pensieri saranno piacevolmente influenzati, di conseguenza le emozioni.

Se in questo momento parti da te, dai pensieri positivi e li trasmetti agli altri, l'atmosfera e le emozioni collettive sarebbero sicuramente di maggiore tranquillità e positività.

E quando senti che i pensieri negativi stanno prendendo il sopravvento, fermati un attimo, concentrati sul tuo respiro e ricorda un momento piacevole...può sembrare banale ma ti aiuterà a distenderti e farti ritrovare la positività.

Ogni giorno, quando ti svegli pensa: oggi sono fortunato perché mi sono svegliato, sono vivo, ho una preziosa vita umana, non la sprecherò. Userò tutte le mie energie per migliorarmi, per aprire il mio cuore agli altri, avrò per gli altri parole gentili e non pensieri cattivi e non mi arrabbierò, ma cercherò di far più bene che posso. 

(Dalai Lama)


Ascolta il mio audio e vivi la tua "festa" dei momenti speciali"... 

https://drive.google.com/file/d/1HboCX1P4q3YJs6Ti6tSZBA6IgBuSOiRw/view?usp=sharing



Dott.ssa Laura Camastra


Per approfondire l'argomento: https://www.stateofmind.it/2020/05/coronavirus-pensiero-positivo/

lunedì 9 novembre 2020

L’ARTE DEL LASCIAR ANDARE

 

Lasciar andare non significa non interessarsi,
ma smettere di credere di aver potere al posto degli altri.
Lasciar andare non significa fregarsene,
ma lasciare che l’esperienza sia consigliera, non le parole.
Lasciar andare non è vittimismo,
ma la profonda certezza che spesso gli effetti non dipendono da noi.
Lasciar andare non corrisponde ad una critica,
ma ad un atto di estrema fiducia.
Lasciar andare non è imporre nuove catene,
ma permettere alla libertà di ognuno di esprimersi.
Lasciar andare non è ancorarsi al passato,
ma vivere pienamente un nuovo futuro.
Lasciar andare non è un atto egoistico,
ma è il coraggio di scoprire il nuovo che si svela di fronte a noi.
Lasciare andare non è dominio e controllo,
ma un atto di fede perché la vita si sveli.
Lasciar andare non è cedere ai fardelli della vita,
ma credere che siamo nati per uno scopo elevato.
Lasciar andare non è soffrire,
ma permettere alla gioia di abitare in noi.
Lasciar andare non è di domani,
ma è di un oggi che aspetta di essere vissuto.
Lasciar andare… libera, purifica, migliora… lasciare andare… è accogliere la gioia.

                                                                                                          Stephen Littleword

 

Questo scrittore in uno dei suoi libri dal titolo “Piccole cose”, racchiude le diverse sfaccettature del lasciare andare…

 

Imparare a lasciar andare un’emozione che ti appesantisce, una relazione che ti fa male, un pensiero negativo non è una cosa semplice, soprattutto in un momento di tensione e stress generale, di paura e ansia.

Ma iniziare a fare un passo alla volta, dedicarsi degli spazi per liberarsi dal “superfluo”, lasciar andare le preoccupazioni, i pensieri negativi, è un inizio per sperimentare e fare propria una modalità di approccio alla vita in maniera più serena e leggera, vivendo nel qui ed ora.

 

Ascolta il mio audio, può aiutarti a lasciar andare e liberare un po' la mente.

 https://soundcloud.com/laura-camastra-962586193/lasciar-andare

Dott.ssa Laura Camastra

lunedì 2 novembre 2020

LIBERARE LA MENTE E IL CORPO: VEDERE E VIVERE CON OCCHI DIVERSI

 

In questo momento così complesso che si sta vivendo, la confusione cresce, spesso anche la tensione mentale e fisica. Le comunicazioni che arrivano dai telegiornali, notiziari, da internet, sono spesso negative e creano maggiore ansia e paura.

Per chi lavora in smartworking spesso si ritrova a dover lavorare molte ore, senza avere la percezione di uscire dal proprio luogo di lavoro e staccare la mente; o più in generale per chi lavora molto tempo seduto o al pc, spesso si creano delle tensioni anche muscolari, dovute sia alla postura, sia alla propria mente, ai pensieri negativi e preoccupazioni.

Si parla spesso di rilassamento, come se il relax fosse una perdita di tempo o significhi stare senza far niente, invece significa recuperare energie mentali e fisiche, che sono necessarie per affrontare al meglio la giornata.

In questo momento in cui probabilmente i pensieri, le idee e le preoccupazioni sono molte, vorrei solo invitarti a prendere qualche minuto per te, ascoltare il mio audio e regalarti un momento per liberare mente e corpo dalle tensioni.

Regalati un pò di leggerezza

Lascia andare i pensieri negativi, ascolta le informazioni relative la situazione del Coronavirus in momenti limitati de giornata, informati dalle fonti attendibili, evitando così di alimentare paure dettate da notizie non veritiere..

Ricorda sempre che spesso come si vive e si affronta un particolare momento della vita, dipende dal punto di vista con cui si osservano le cose…quindi scegli gli “occhiali” giusti da indossare…


Clicca qui e ascolta l'audio..https://soundcloud.com/laura-camastra-962586193/guardare-con-occhi-diversi


Molte delle cose più potenti nella vita non sono tangibili. Tutto quello che ti serve è chiudere gli occhi per vedere. (Shannon L. Alder)



Dott.ssa Laura Camastra

lunedì 26 ottobre 2020

PSICOLOGO, PSICOTERAPEUTA E PSICHIATRA: A CHI RIVOLGERSI?

 


Scegliere un professionista a cui rivolgersi non è mai facile, quando si tratta del proprio benessere mentale, probabilmente lo è ancora meno, poiché sono tante le figure e c’è ancora poca conoscenza e chiarezza.

Nel linguaggio comune, infatti, i termini psicologo, psicoterapeuta e psichiatra sono spesso utilizzati come se fossero interscambiabili, confondendo in realtà le figure professionali. Per avere un’idea un po' più chiara è utile conoscere le differenze.

Dopo aver riflettuto nello scorso articolo sui pregiudizi sulla figura dello psicologo (segui questo link se vuoi approfondire https://energetica-mente.blogspot.com/2020/10/lo-psicologo-falsi-miti-e-pregiudizi.html), questa volta cercherò di distinguere le competenze di queste tre figure professionali.

LO PSICOLOGO

È un professionista della salute laureato in Psicologia, svolge un tirocinio formativo e si abilita all’esercizio della professione accedendo all’Albo Professionale

Si occupa principalmente di promozione del benessere, di analizzare la richiesta della persona e indirizzarla stabilendo insieme ad essa, il percorso più idoneo.

benefici di una consulenza psicologica, possono riguardare la prevenzione e il miglioramento del benessere psicologico e relazionale dell’individuo, della coppia, della famiglia e di un gruppo.

A volte la ragione per cui ci si rivolge allo psicologo è un momento di crisi personale legata a una situazione particolare, o ancora un momento particolarmente stressante sul lavoro o nelle relazioni sociali e così via.

In questi casi lo Psicologo può proporre un percorso di sostegno psicologico che ha l’obiettivo di sostenere la persona in quel momento, supportandolo nel riconoscere le proprie risorse personali e identificare le strategie più idonee per fronteggiare quella situazione.

In presenza di una sofferenza psicologica significativa, oppure in presenza di una sintomatologia (ad esempio attacchi di panico, ecc.) più o meno importante lo Psicologo, può valutare la necessità di un trattamento terapeutico che è però di competenza esclusiva dello Psicoterapeuta e rimandare, quindi, la persona ad un altro professionista.

LO PSICOTERAPEUTA

È uno psicologo che ha seguito una formazione specifica di quattro anni, spazializzandosi in psicoterapia. In altre parole, la psicoterapia, come indica la sua stessa etimologia, è l’intervento indicato per la cura e il trattamento della sofferenza della psiche, sia essa di natura mentale, emotiva o comportamentale.

Quello di “psicoterapeuta” è dunque un titolo legale aggiuntivo rispetto a quello di psicologo.

Con questo non significa che chi intraprende una psicoterapia debba necessariamente manifestare una patologia, ma che la visione del professionista può essere più ampia e che questa figura professionale racchiude le competenze anche dello psicologo.

In generale si può dire che con la psicoterapia si parla di cura e di cambiamento di modalità emotive, cognitive, relazionali e comportamentali che danno origine a una sofferenza più o meno intensa, che compromette in quel momento e nel tempo, la vita quotidiana.

Lo psichiatra

È un laureato in medicina e chirurgia con specializzazione in psichiatria, può prescrivere farmaci generici e/o psicofarmaci e richiedere e valutare esami clinici.

La psichiatria è la branca specialistica della medicina che si occupa dello studio, della prevenzione, della cura e della riabilitazione dei disturbi mentali e dei comportamenti patologici. Lo psichiatra può essere d’aiuto se si intraprende un percorso di psicoterapia, quando è necessario affiancare una terapia farmacologica.

Questo professionista, in quanto medico, può anche avere una formazione psicoterapeutica, in tal caso avrà il titolo aggiuntivo psichiatra e psicoterapeuta e potrà seguire la persona in un percorso psicoterapeutico e farmacologico.

 

 

Faccio un esempio per capire meglio: ho un attacco di panico a chi mi rivolgo?

Se si tratta di un singolo episodio ci si può rivolgere ad uno psicologo e sarà lui stesso a valutare, in base alla persona, al suo disagio e difficoltà, a consigliare un percorso psicoterapeutico con uno psicoterapeuta.

Ti faccio un esempio per capire meglio a livello pratico come si traduce ciò di cui ti ho parlato finora. Hai un attacco di panico. Da chi devi andare? Per un primo consulto puoi rivolgerti sia ad uno psicologo, sia ad uno psicoterapeuta, nel caso infatti in cui si stia parlando di un episodio isolato o di un primo episodio, quindi la situazione è ancora da definire. Nel caso in cui tu invece soffra di attacchi di panico ricorrenti, potrà seguirti esclusivamente uno psicoterapeuta.

 

Dott.ssa Laura Camastra

martedì 20 ottobre 2020

LO PSICOLOGO: FALSI MITI E PREGIUDIZI


Nella società attuale esistono ancora molti pregiudizi e falsi miti sulla figura dello psicologo. Spesso infatti si evita di chiedere aiuto ad un professionista perché si ha paura di essere considerati matti, di avere problemi gravi o di essere deboli.

Ma chi è lo psicologo? E cosa fa?

È un professionista che si occupa della salute e del benessere individuale e di gruppo in ambito clinico, aziendale, delle organizzazioni e delle comunità.

Ma quali sono i falsi miti, le idee sbagliate su questa professione 

1. DALLO PSICOLOGO VANNO I MATTI

Premesso che quello che viene erroneamente definito matto in gergo popolare, probabilmente nell’immaginario collettivo è una persona considerata “fuori di testa”, che detta in maniera semplicistica, probabilmente difficilmente si rende conto di esserlo e difficilmente chiede aiuto ad un professionista.

Dallo psicologo va chi vuole migliorare il proprio benessere mentale, quindi anche generale.

2.  MI BASTA PARLARE CON UN AMICO, UNA PERSONA CARA

Sicuramente parlare con una persona a te vicina può farti bene, ma un professionista ha delle competenze diverse, non lavora solo sull’ascolto, non dà consigli, ma supporta la persona nel riconoscere le sue risorse personali, attraverso quindi un processo attivo.

3. SARO’ IN TERAPIA PER ANNI

Premesso che gli interventi più lunghi sono in genere di competenza dello psicoterapeuta, un percorso di consulenza psicologica ad esempio potrebbe richiedere anche pochi incontri.

Il primo colloquio è quello di orientamento, attraverso il quale, si accoglie la richiesta della persona e, in genere, nei primi incontri si definisce insieme il percorso più idoneo. Spesso la durata non può essere definita a priori, sono diverse le variabili, ma al centro c’è sempre la persona con i suoi bisogni e necessità.

4. È SOLO UN MOMENTO PASSEGGERO, TUTTO TORNA A POSTO DA SOLO

Sicuramente un cambiamento, un momento di stress o difficoltà, una situazione nuova richiede un periodo di normale riadattamento, ma non sempre si hanno le risorse per rispondere ad alcune situazioni da soli. Chiedere aiuto in questo caso, potrebbe agevolare e facilitare questo adattamento e creare una maggiore consapevolezza delle proprie stesse risorse.

5. CHIEDE AIUTO CHI È DEBOLE

Tutti hanno punti di forza e punti di debolezza, rivolgersi allo psicologo aiuta ad avere maggiore consapevolezza di entrambi e di rafforzare i punti di forza.

Chiedere aiuto è segno di coraggio e di rispetto verso sé stessi, è un passo che si fa incontro a sé stesso e al proprio benessere e serenità.

6. LA SPESA NON VALE IL RISULTATO

Spesso, quotidianamente, si hanno molte spese futili, mentre in questo caso è un vero investimento verso il proprio benessere e in un processo di consapevolezza che dà l’opportunità di vedere se stessi e le situazioni in un’ottica diversa.

7. MI BASTA UNA PILLOLA E PASSA TUTTO

In alcuni casi il farmaco può essere necessario e d’aiuto al percorso psicologico, ma lo psicologo, in quanto non medico, non prescrive farmaci, può in caso rimandare ad un medico competente (psichiatra, neurologo).

Assumere psicofarmaci non è sempre la soluzione più adeguata, né possono essere considerati un sostituto del lavoro che invece si fa su se stessi attraverso un percorso psicologico.

 

Dallo psicologo non va chi ha i problemi, ma chi vuole risolverli.

 

Dott.ssa Laura Camastra

lunedì 12 ottobre 2020

IL BENESSERE PSICOLOGICO

 



L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce la salute come: “Uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo l’assenza di affezioni o malattie”.

Spesso si associa questo concetto solo ad un aspetto organico, fisico, si è in salute se non si hanno malattie. In realtà mente e corpo sono strettamente connesse, quindi bisognerebbe pensare al proprio benessere in un’ottica globale, considerando quindi anche quello mentale, psicologico.

Ma cos’è il benessere psicologico?

La psicologa Carol Riff, ha identificato 6 dimensioni che possono aiutare a rendere l'idea:

  1.    Auto-accettazione: sviluppare un atteggiamento positivo verso sé stessi e verso la propria vita, riconoscere e accettare molteplici aspetti di sé sia che si tratti di punti di forza o di debolezza e in modo da trarne sentimenti positivi;
  2. relazioni positive con gli altri: avere relazioni soddisfacenti basate sulla fiducia, preoccuparsi del benessere degli altri, essere capaci di empatia, affetto e intimità, dare il giusto valore alle relazioni umane;
  3. autonomia: sviluppare una libertà di pensiero, emozionale e d’azione, essere autodeterminati e indipendenti, essere in grado di resistere alle pressioni sociali nel proprio modo di pensare e agire;
  4. padronanza ambientale: avere un senso di padronanza e competenza nella gestione dell’ambiente, sentire di poter affrontare le sfide della vita, essere in grado di scegliere o creare contesti favorevoli alle proprie esigenze e ai propri valori personali;
  5. crescita personale: avere la sensazione di uno sviluppo continuo, vedere sé stessi crescere ed evolvere, essere aperti a nuove esperienze, avere il senso di realizzare il proprio potenziale, vedere il miglioramento di sé stessi e del proprio comportamento nel tempo, avere maggiore consapevolezza di sé ed un senso di maggiore efficacia;
  6. scopo nella vita: porsi degli obiettivi e un senso di direzione, attribuire un significato alla propria vita presente e passata, sviluppare credenze che diano scopo alla vita, avere il senso che quello che stiamo facendo è in linea con i nostri valori.

Il benessere non è necessariamente collegato alla felicità, la comprende per certi versi, ma non significa che se si ha una buona qualità della vita, quindi di benessere, non si hanno problemi o momenti di difficoltà, significa avere consapevolezza delle risorse che si hanno a disposizione per superarle e mantenere il proprio benessere mentale e fisico.

Adesso pensa a te, in questo momento in una scala da 0 a 10, che valore daresti ad ogni dimensione sopra elencata? E se pensi di avere un punteggio basso, cosa potresti fare per migliorare quell’aspetto della tua vita?

Per qualsiasi chiarimento o se hai voglia di un confronto, non esitare a contattarmi!!

Dott.ssa Laura Camastra


lunedì 5 ottobre 2020

QUANDO LE EMOZIONI SONO CONTAGIOSE


 

Ti è mai capitato mentre ascoltavi una persona raccontarti di una situazione triste che stava vivendo e tu ti sei sentito triste come lui? O magari al contrario hai ascoltato un vissuto felice e questa gioia l’hai sentita anche dentro di te?

Questo succede perché le emozioni sono “contagiose”, è sufficiente vedere qualcuno esprimere un’emozione affinché ci si contagi dello stesso stato d’animo. In genere si è tutti predisposti a questo "contagio", ma ci sono persone maggiormente propense a trasmettere le proprie emozioni e chi lo è ad assorbirle.

Il contagio emotivo va  però distinto dall’empatia. L’empatia è quella capacità che ti permette di mettersi nei panni dell’altro, quindi di essere vicino all’altra persona cercando di comprendere le sue emozioni, queste, però, restano le sue. Il contagio emotivo invece, non sempre è positivo, soprattutto se le emozioni, i pensieri negativi degli altri influenzano i tuoi senza rendertene conto.

Questo contagio emotivo avviene anche a livello di gruppo ad esempio in gruppi di simili, alcuni studi dicono che sarà la persona più espressivamente emotiva a contagiare gli altri, invece se si tratta di un contesto lavorativo o scolastico, nei quali si verificano differenze di ruolo, di potere, sarà la persona più forte a definire lo stato emotivo degli altri.

Come si fa allora a comprendere le emozioni altrui, ad empatizzare con gli altri senza farsi sequestrare dal loro vissuto?

Parti sempre dalla consapevolezza di te stesso, quindi quando ti senti come rapito dalle emozioni degli altri, chiediti cosa è tuo e cosa invece è dell’altra persona. Quando sei centrato e hai bene a mente quello che è tuo e quello che invece l’altro riversa su di te, allora puoi lasciar andare facilmente ciò che non è tuo. Spesso è difficile lasciar andare le proprie emozioni, figuriamoci se si prendesse carico anche di quelle di tutte le persone che incontriamo e con cui interagiamo durante la giornata!

Ecco perché, a prescindere dalla propria predisposizione al “contagio” bisognerebbe cercare di circondarsi di persone positive, che sanno lasciare andare le proprie emozioni e vedere comunque il lato positivo delle cose, in questo caso il contagio emotivo potrebbe essere positivo! Ma se si interagisce con persone tendenzialmente cupe, “negative” o che purtroppo vivono un periodo triste e difficile, bisogna imparare a distinguere le emozioni altrui dalle proprie in modo da lasciarle andare più facilmente.

 

Dott.ssa Laura Camastra

lunedì 28 settembre 2020

ALLA RICERCA DELLA FELICITA’: vivere nel qui ed ora



 


Cosa significa essere per te essere felice? Ed essere sereno?

Spesso si associa la felicità alla soddisfazione dei desideri, dei propri obiettivi personali. Oggi, nella società attuale, a volte sembra che si debba inseguire sempre qualcosa, come se essere felici significhi avere tutto ciò che ci si è programmati. Poi però capitano imprevisti nella vita, succedono cose inaspettate che impediscono ad esempio di avere ciò che ci si era prefissati in quel momento e allora che succede? Non sempre la vita va come si vorrebbe perché ci sono situazioni, cose che non dipendono solo dalla propria volontà, e allora lì può arrivare un senso di insoddisfazione, di tristezza e delusione.

Altre volte si fanno delle scelte in modo automatico, come se il motivo sia “è questo che si deve fare”, come se ci fosse un momento prestabilito per vivere delle situazioni di vita e non fare i passi che ci si aspetta, che la società si aspetta sia motivo di sentirsi sbagliati e inadeguati.

Quando penso a cosa sia la felicità, come per l’amore, credo sia un concetto talmente soggettivo che a parole è difficile da descrivere.

Ma cos'è poi la felicità? Per qualcuno può essere avere un lavoro stabile, per qualcun altro avere una famiglia, avere una casa, una bella macchina…ma spesso la felicità è un’emozione che sembra duri troppo poco. Questo penso possa essere dovuto al fatto che la percezione della felicità sia spesso legata a qualcosa di esterno da sé, legato ad una persona altra da sé o a volte anche a qualcosa di materiale. Si vive in una società legata alla ricerca del piacere, orientata a quello che verrà domani e a cosa potrò fare domani per essere felice. Il piacere è la forma a volte superficiale di soddisfazione e anche la più semplice. Ecco perché spesso, nonostante si possa avere tutto ciò che si desidera nel mondo esterno, si ha una profonda sensazione di mancanza, di vuoto.

Ma allora cosa significa davvero stare bene? Si parla spesso di benessere psico-fisico per vivere bene, sereni e felici. 

Mi piace pensare al benessere associandolo al concetto di serenità. Dove per essere sereni non significa non avere problemi, non avere momenti negativi o difficili, ma è una condizione, un atteggiamento e una modalità di approccio alla vita in cui si è presenti nel qui ed ora, in questo momento. Con questo non intendo dire che non bisogna avere desideri, progetti di vita, ma anzi significa godere appieno di ogni momento, magari dandosi degli obiettivi nel breve termine, focalizzandosi di giorno in giorno sull'obiettivo della giornata. Significa essere felici anche solo apprezzando il sole al mattino o perché no, la pioggia, significa vedere in ogni cosa che accade la doppia faccia della medaglia, anche una parte positiva nelle difficoltà. La serenità, la felicità potrebbe essere lasciar andare le emozioni, i pensieri che diventano troppo presenti e predominanti, che spesso impediscono di apprezzare i momenti che si vivono. Spesso ciò che succede agli altri, ciò che succede fuori da noi ci prende così tanto da perdere di vista la propria vita. La serenità a volte può essere una condizione così semplice da avere, può essere anche prendersi 5 minuti per ascoltare una canzone, per ascoltare sé stessi in qualsiasi modo sia. Se si associasse in questo modo la felicità alla serenità sarebbe davvero così breve ed effimera?!

Sperimenta un'esperienza di serenità e tranquillità, ascolta l'audio che ho preparato per te.

Clicca qui: https://soundcloud.com/laura-camastra-962586193/serenita

Dott.ssa Laura Camastra

lunedì 21 settembre 2020

RIENTRO A SCUOLA: COME AFFRONTARLO AL MEGLIO?!

 

Come per gli adulti può essere fonte di ansia il rientro a lavoro dopo un periodo di vacanza, così può accadere per bambini e ragazzi rispetto al ritorno a scuola.

In questa fase di emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus, la confusione delle notizie, l’incertezza della situazione può creare tensione e paura sia nei bambini e ragazzi che sono chiamati ancora ad adattarsi alla al momento, sia nei genitori e negli insegnanti.

Il motivo di questa ansia e paura può essere legato al timore di contrarre il virus e di dover far seguire agli studenti le nuove norme di sicurezza.In questo momento storico cambiano le modalità di relazione, rispetto ai limiti nel contatto fisico, nella condivisione del materiale scolastico, cambia anche l'organizzazione degli spazi nella scuola, la condivisione dei momenti ricreativi, oltre al modo di comunicare che potrà essere veicolato dall'utilizzo della mascherina. 

Queste novità possono creare confusione poiché è diverso da ciò a cui si è abituati, ma come in ogni situazione nuova, bisogna tener conto che i bambini in particolare hanno capacità di adattamento molto più grandi di quelle che ci si aspetta.

Come si può cercare di affrontare nel modo più sereno possibile questo inizio e in generale l’anno scolastico?

Premesso che non è possibile fare previsioni sull’andamento della situazione, quindi bisogna viverla e affrontarla giorno per giorno col pensiero che possa andare sempre meglio, possono essere utilizzate delle piccole strategie per vivere con maggiore tranquillità questo passaggio.


Se sei un Genitore: cerca di trasmettere serenità ai tuoi figli rispetto alle novità; di aiutare bambini e ragazzi ad abituarsi alle nuove routine (ad esempio organizzando a casa, con i più piccoli, giochi con le mascherine) e in generale anche rispetto ai nuovi orari e abitudini, in modo da dargli un po' di tempo per riabituarsi. Dagli le giuste informazioni rispetto alle regole da seguire e com’è stato nel pieno lockdown, evita di esporlo troppo alle notizie negative sul virus e di sovraccaricarlo di informazioni.

Informati sempre dalle fonti ufficiali le regole da seguire evitando di generare confusione nei bambini e ragazzi stessi, affidandoti, in questo caso, ai referenti della scuola.

Accogli le emozioni di tuo figlio legate anche a questo periodo, ascoltandolo e supportandolo anche con semplici frasi come “È del tutto normale provare queste emozioni, insieme faremo del nostro meglio per affrontare tutto quanto di giorno in giorno”.

Fai attenzione ai possibili segnali di stress legati a questo periodo così particolare (alterazioni nel ritmo e/o nella qualità del sonno, nervosismo eccessivo, cambiamenti nell'alimentazione) per affrontarli insieme.


Se sei un Insegnante: racconta in modo chiaro e semplice le novità di quest'anno agli studenti, sottolineando l'utilità delle misure di protezione che dovranno rispettare, è importante sia per i bambini sia per i ragazzi sentirsi parte attiva del cambiamento, questo li renderà maggiormente disponibili e collaborativi.

Trova nuove forme di comunicazione, attraverso il linguaggio non verbale (ad esempio mimando con le mani i concetti espressi a voce) è l'indicazione per superare le difficoltà di comunicazione legate all'uso della mascherina, attraverso l’apprendimento con esempi concreti (nel caso di concetti che possono essere spiegati, quindi appresi con l’esperienza);  sii attento ai segnali di disagio manifestati in classe, dando spazio in questo particolare momento a momenti di dialogo e confronto, è un modo per farli sentire accolti e per essere comunque vicini, nonostante le distanze.

Nel caso in cui senti che le tue paure personali, la tensione non ti permette di vivere serenamente questo momento, il consiglio è di rivolgersi ad un professionista magari presente a scuola (psicologo, psicoterapeuta), che possa aiutarti ad affrontare con serenità questo momento e a non riversare l’ansia su alunni o sulla propria famiglia.


Bambini e ragazzi: affidatevi e ascoltate con attenzione genitori e insegnanti sulle novità del ritorno a scuola; non avete paura di fare domande, di chiarire i dubbi con i vostri genitori o insegnanti, prendete questa situazione per sperimentare anche voi nuove forme di comunicazione anche con i compagni, del resto la forza dell’espressione dello sguardo, ad esempio, fa trasparire sempre le emozioni e arriva dritto all'altra persona.

Non avere paura di parlare con qualcuno se ti senti in ansia o teso per questo periodo, è particolare per tutti e ognuno lo vive a modo suo!


Tutti abbiamo dentro un’insospettata riserva di forza che viene fuori quando la vita ci mette alla prova.

Isabel Allende




Dott.ssa Laura Camastra


lunedì 14 settembre 2020

ESTATE AL CAPOLINEA: MALINCONIA O SOLLIEVO?

 


L’estate sta terminando e con essa anche le ferie, le vacanze. Sta arrivando (o per qualcuno è già arrivato) il rientro a lavoro, a scuola, in generale la routine dell’autunno-inverno.

Spesso il periodo di fine agosto/settembre porta con sé un abbassamento dell’umore, come una sensazione di tristezza e malinconia. Può portare anche una certa ansia del rientro, aspetto che in questo particolare periodo legato al Covid-19, può essere ancora più forte (vedi ad esempio le incertezze e le paure legate al rientro a scuola che coinvolgono gli studenti ma anche i genitori e familiari).

Ma perché capita di sentirsi tristi, malinconici o in ansia senza un motivo particolare?

L’estate, le vacanze, le ferie, portano in genere una routine diversa da quella solita, i motivi e i vissuti sono sempre soggettivi, quindi anche le motivazioni possono essere diverse.

Ad esempio orari, impegni, obblighi e responsabilità tornano ad essere all’ordine del giorno, le persone che incontri nel periodo estivo non sono presenti nella normale routine e ti mancano, le aspettative rispetto alle cose che avresti voluto fare durante le ferie sono state deluse, o il lavoro che fai non ti soddisfa e senti di essere in un ambiente ostile. Aggiungerei in questo particolare periodo, anche la paura legata alla possibilità di contrarre il Covid-19 che può influenzare anche come hai vissuto l’estate e come vivi la nuova quotidianità.

Altre volte invece, il non avere una routine che impegni mente e corpo, può essere fonte di ansia, se sei una persona che tendenzialmente si sente meglio quando è piena di impegni, allora in questo caso il rientro può rappresentare un sollievo, che riempie il vuoto che le ferie può comportare.

Sentire una certa tristezza legata al rientro, se circoscritta o è di breve periodo, è una situazione piuttosto comune dovuta anche al riadattamento alla routine. Se questa sensazione ( che sia legata alla tristezza o che sia legata alla tensione, ansia) prosegue nel tempo, è sempre meglio rivolgersi ad un professionista psicologo, psicoterapeuta, che può aiutarti e supportarti in questo momento.

Ma cosa si può fare per prevenire e gestire questi momenti (se brevi e circoscritti)?

-cerca di programmare il rientro dalle ferie uno o due giorni prima del rientro a lavoro: spesso in estate si cambiano gli orari, riabituarsi gradualmente potrebbe essere d’aiuto- fai esercizio fisico (fa bene alla salute fisica e mentale e stimola il buon umore);

- se ti mancano le persone lontane, sfrutta la tecnologia programmando dei momenti in cui sentirsi in videochiamata, perché ti aiutano a mantenere vive le relazioni e alleviare la malinconia;

- guarda le foto di momenti piacevoli di questa estate, anche solo col pensiero, le emozioni piacevoli possono essere rivissute;

- concediti dei momenti per te, nonostante la routine, la ripresa delle normali attività, a volte bastano solo pochi minuti per sentirsi meglio.

Che sia un sollievo il rientro alla routine, che sia fonte di malinconia, è importante che tu sia consapevole delle modalità, delle emozioni che vivi, proprio per lasciarle andare…

Dedica qualche minuto a te, ascolta il mio audio e potrai raggiungere il luogo che vorrai per sentirti più tranquillo e rilassato.

Clicca qui: https://soundcloud.com/laura-camastra-962586193/il-tuo-spazio-tranquillo

Dott.ssa Laura Camastra

lunedì 10 agosto 2020

LA RESPIRAZIONE CONSAPEVOLE NELLA NATURA: I BENEFICI PER LA MENTE E IL CORPO

 



L’estate è ormai arrivata e dopo il periodo di chiusura del lockdown, c’è voglia di riappropriarsi della propria vita, una voglia di aria, di libertà. Dopo un periodo di quarantena, di una vita per molti confinata nelle mura di casa, lo stress, l’ansia, la tristezza della situazione ancora attuale può aver avuto delle ripercussioni sul benessere psico-fisico. C’è chi quest’estate sarà in ferie comunque, chi ha deciso di viaggiare, chi invece non se la sente ancora. 

Il vissuto in questo momento “di passaggio” può essere molto diverso e soggettivo, ma a prescindere da quello che tu potrai o non potrai fare, se ti potrai concedere le ferie, non serve molto per stare bene, per godere del momento e regalarti una passeggiata nella natura, a mare, o in montagna e da lì partire dal tuo respiro.

Stare all’aria aperta, in particolare nella natura lontano da zone inquinate, fa bene di per sé perché la quantità di ossigeno è maggiore in zone ricche di vegetazione. L’ossigeno, introdotto con la respirazione, stimola delle reazioni dell’organismo che liberano energia, fondamentale per far funzionare tutti gli organi del corpo.

Respirare è un atto automatico, inconsapevole, ma in realtà averne consapevolezza è importante per raggiungere e mantenere un benessere mentale e fisico.

Ma cosa significa respirare consapevolmente?

Innanzitutto parti dal portare attenzione al tuo respiro normale, conoscere il tuo modo di respirare è il primo passo.

Spesso lo stile di vita frenetico, lo stress quotidiano, le emozioni che “bloccano il fiato” portano ad avere una respirazione toracica, molto meno profonda, non fisiologica e di conseguenza limitante per il corretto funzionamento dei nostri organi.  Quella naturale dovrebbe essere la respirazione diaframmatica, che parte quindi da un muscolo chiamato diaframma che permette all’aria di fluire liberamente e di avere quindi una respirazione più profonda.

Ora ti invito ad ascoltare il mio audio dove ti guiderò nel conoscere il tuo respiro e sperimentare la consapevolezza di esso, poiché se la respirazione naturale è profonda e consapevole, ti può dare notevoli benefici.

Questi possono essere:

  • consapevolezza di te stesso
  • aumento dell'energia vitale
  • rilassamento mentale
  • miglioramento delle funzioni dell'organismo (circolazione, memoria, concentrazione, ecc.)
  • diminuzione dello stress
  • senso di calma e serenità

Clicca qui per ascoltare l'audio:

https://soundcloud.com/laura-camastra-962586193/respirare-consapevolmente-nella-natura

A volte basta così poco per migliorare il proprio stato mentale, il benessere psico-fisico…in queste vacanze e in generale, comincia col concederti un bel respiro profondo e consapevole!!

 

"Essere pieni di vita significa respirare profondamente, muoversi liberamente e sentire con intensità." A. Lowen

 

Dott.ssa Laura Camastra

 


lunedì 3 agosto 2020

QUANDO LE PAROLE DEL CORPO SONO MAL INTERPRETATE: L’IPOCONDRIA




Ti è mai capitato di conoscere una persona che si preoccupa molto e spesso per dei sintomi corporei? Spesso si sente dire nel gergo comune “Io sono ipocondriaco!”
Ma cos'è l’ipocondria? L’ipocondriaco viene a volte associato al malato immaginario, immagine che sminuisce la sofferenza che in realtà caratterizza quella persona.
L’ipocondria è collegata alla paura delle malattie, alla paura di ammalarsi, della sofferenza e della morte; queste ultime due in particolare, sono paure che da sempre caratterizzano l’essere umano. Ma quando questi vissuti prendono il sopravvento, si arriva ad interpretare ogni parola del corpo come una malattia, dove per parola si intende una qualsiasi sensazione che arriva dal corpo, un sintomo che porta la persona a provare ansia pensando sia qualcosa di grave. La preoccupazione diventa importante e presente nella persona, sfociando in pensieri che procurano disagio in varie sfere della vita di chi li sperimenta.
In psicologia in realtà, oggi il termine ipocondria viene sostituito parlando di disturbi da sintomi somatici che comprendono diverse categorie. In generale viene fuori come caratteristica comune l’ansia collegata a sintomi del corpo, che può sfociare in due eccessi: chi evita e si tiene lontano da ciò e da chi ha a che fare con le malattie, o al contrario per sedare la propria ansia ci si sottopone a visite mediche in eccesso, spesso non necessarie.

Ma cosa c’è dietro la paura della malattia? 
Cosa succede se la preoccupazione per un “semplice” sintomo porta a pensieri negativi costanti? 

È come se si creasse un circolo vizioso in cui le paure alimentano ansia e viceversa…sembra quasi di vedere il cane che si morde la coda.

Cosa si spezza questa catena che sembra non abbia fine?

Attraverso la consapevolezza, conoscere il tuo corpo partendo dal respiro, ti permette di stare nel tuo corpo senza sperimentare la paura di perdere il controllo, prevenendo quelle che sono le interpretazioni del linguaggio del tuo corpo.
Evita di cercare le risposte su internet se avverti un sintomo, sia perché non sai se la fonte delle tue ricerche sia attendibile davvero, sia perché alimenti solo le paure e i tuoi pensieri. E se ti capita spesso di avere dei sintomi e senti di non riuscire mai ad avere dalle visite mediche la risposta che ti aspettavi, come se sapere di non avere una malattia comunque non ti aiuta a rassicurarti, o dopo poco tempo arriva un altro sintomo e ti sembra di essere sempre punto e a capo, chiediti allora se la risposta che stavi cercando è davvero fuori da te…
Chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta può accompagnarti in un percorso di consapevolezza che ti aiuterà anche a leggere il linguaggio del tuo corpo, in un'ottica di benessere psico-fisico ed emotivo.


Nulla spaventa gli uomini più delle proprie sensazioni

Eraclito

Dott.ssa Laura Camastra

LA LEGGEREZZA NEL GIOCO: DAI SPAZIO ALLA TUA PARTE BAMBINA

  Dentro ogni persona c’è una parte bambina. Anche tu sei stato bambino e dentro di te questa parte esiste ancora. Penso alla parte “bam...