Questa è un'epoca in cui tutto viene
messo in vista sulla finestra per occultare il vuoto della stanza.
Tenzin
Gyatso
Immaginiamo di avere un luogo interiore, un posto sicuro in
cui custodiamo i nostri desideri, i nostri sogni, un luogo che pian piano
arricchiamo con la nostra storia, con le nostre emozioni, con le nostre
sensazioni. Immaginiamo poi di arrivare in un momento in cui non sentiamo
nulla, questo luogo è completamente vuoto…come ci sentiremmo? E se al contrario
lo riempissimo di cose, di pensieri, di preoccupazioni tanto da togliere spazio
vitale?
Il vuoto in campo
psicologico e nella vita quotidiana, ha spesso connotazioni negative (Fogarty,
1973).
“Sentirsi vuoti” spesso spaventa perché è come sentirsi senza
emozioni, svuotati dall’energia vitale che ci permette di provare sentimenti,
emozioni, di essere in contatto con noi stessi.
La sensazione di vuoto ha, infatti, diverse sfaccettature che
vanno dalla semplice noia, rispetto al non avere stimoli, alle sensazioni di
vuoto più profonde, quelle che vengono dalla pancia.
Mi sento vuoto se sono solo, anzi se mi sento solo, se quindi
il senso di solitudine è vissuto come isolamento. “Non sento niente, non sono
niente” se un senso di inadeguatezza prende il sopravvento, se sento di non fare
abbastanza nella mia vita da sentirmi soddisfatto, se la tristezza è così forte
da non avere un motivo per andare avanti, se in un momento della mia vita non
ho più contatto con la mia parte emotiva.
E cosa significherebbe sentirsi “pieni”? Spesso la pienezza,
al contrario, rimanda ad una connotazione positiva, essere pieni di vita
sicuramente; ma se essere pieni di cose da fare e di emozioni diventasse invece
un blocco? Quale sarebbe il confine tra pieno e vuoto?
A volte ci riempiamo di cose da fare per non sentire, per non
fermarci, per non soffermarci su quello che succede, su quello che viviamo e
che sentiamo, può essere considerato una sorta di meccanismo di difesa.
In ognuno di noi sta
il proprio sentirsi “vuoto” o pieno”. Spesso è proprio quando ci si sente vuoti
che si scoprono nuovi aspetti di sé fino a quel momento sconosciuti, in cui si
entra davvero in contatto con sé stessi…. del resto la parola vuoto deriva dal latino volgare *vo(c)ĭtus,
p. pass. di *vocēre, variante di *vacēre,
class. vacare ‘esser libero'…
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Epstein, M. (1989). Forms of emptiness:
psychodynamic, meditative and clinical perspective. New York.
Fogarty
Thomas F., M.D. (1973). On emptiness and closeness. Center for Family Learning,
Compendium I. The best of the family.
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