sabato 15 aprile 2017

LA SCONFITTA COME SPINTA A MIGLIORARSI



Nello sport un aspetto fondamentale è il conseguimento dell’obiettivo individuale e/o di squadra, il quale in genere coincide con la vittoria. In particolare, negli sport ad alto livello, l’allenatore e la società stabiliscono dei traguardi stagionali da raggiungere; quindi riuscire a far esprimere sempre al meglio l’atleta è per l’allenatore uno dei compiti primari.
In base a questi obiettivi prefissati o alle proprie caratteristiche personali, l’allenatore può favorire e accrescere nei propri atleti una motivazione sul compito piuttosto che sul risultato.
Ames (1992; Ames e Ames, 1981) parlava di “clima motivazionale percepito”, riferendosi alla percezione che il soggetto ha di un certo ambiente prestativo. Nell’ambiente sportivo l’orientamento assunto dall’allenatore (l’importanza che egli attribuisce alla competenza o alla prestazione), emerge già dal modo in cui organizza il lavoro, valuta la prestazione, attribuisce riconoscimenti influenzando, la percezione del clima motivazionale dell’atleta.
In un ambiente orientato sul compito l’attenzione è posta sullo sviluppo delle competenze, sul valore di ciascun atleta, sul suo impegno, sottolineando i suoi progressi. Al contrario, invece, in un ambiente orientato sull’io al centro dell’attenzione c’è la competizione, quindi l’allenatore rimprovera per gli errori, per una prestazione scadente, può capitare dia maggiori attenzioni agli atleti migliori, stimolando anche competizione nel gruppo.
Quest’ultimo clima può portare a vivere una sconfitta in modo più negativo di quanto sia.
Il fallimento è di per sé difficile da accettare e gestire, può essere demoralizzante, rappresentare un’esperienza dolorosa. Esso infatti può influenzare negativamente la percezione di sé, delle proprie abilità, può comportare un vissuto di ansia e paura in relazione alla prestazione. L’errore è ovviamente associato al fallimento della prestazione, quindi alla paura di commettere nuovamente quell’errore. Essendo un aspetto molto importante in un ambiente prestativo come quello sportivo, sarebbe utile imparare a gestire le emozioni che ne derivano.
Durante l’azione sportiva o il singolo gesto, si può commettere ad esempio un errore e per evitare che l’atleta rimanga “sequestrato” emotivamente, deve utilizzare delle strategie per poter spostare la sua attenzione sugli aspetti funzionali che ne derivano, come evitare di commetterlo nuovamente. Come si suol dire “sbagliando si impara” e se si resta focalizzati sull’errore, o ci si lascia “demolire” dal fallimento, è più probabile si possa sbagliare e fallire ancora.
Un aspetto utile potrebbe essere quello di valutare quali sono gli aspetti della situazione sportiva che sono sotto il controllo dell’atleta, quindi prepararsi nel poter gestire gli aspetti che possono essere controllati e lavorare invece, preparandosi sull’imprevedibilità del gioco stesso, in modo da non farsi prendere troppo dall’emozione che si vive in quel momento, ma anzi quell’emozione può essere un aspetto su cui lavorare successivamente per evitare di demoralizzarsi e perdere la motivazione.
Una possibile strategia per l’allenatore e, di conseguenza anche per l’atleta, potrebbe essere quella di stabilire degli obiettivi a breve termine, quindi dividere l’obiettivo stagionale, finale, in più parti in modo da renderlo raggiungibile e da evitare di creare situazioni che possano distorcere la percezione delle proprie abilità e demoralizzare l’atleta.

Dott.ssa Laura Camastra

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