Si parla
di stress negativo se la sollecitazione dell’ambiente supera la capacità di
risposta o risulta troppo povera. Il burn-out è l’esito patologico di un
processo stressogeno. Nello sport i sintomi
sono: esaurimento emotivo e fisico dell’atleta, sensazione di
isolamento, scarsa fiducia, difficoltà di concentrazione durante la
prestazione, percezione di mancanza di miglioramento nella propria carriera,
sensazione riguardante la svalutazione del proprio contributo nella squadra da
parte dell’allenatore, giocatori e società.
Inevitabilmente
il vissuto dell’atleta è correlato alla sua motivazione, al senso di efficacia
e alla percezione che ha di sé stesso. In questo risulta importante la figura
dell’allenatore che influenza l’atleta rispetto al suo vissuto. Ma cosa dovrebbe fare in concreto
l'allenatore per permettere al suo atleta di esprimersi al meglio? Dovrebbe
individuare quali sono le motivazioni individuali di ciascun atleta, tenere
conto dei suoi bisogni e cercare di costruire la prestazione atletica in base
alle caratteristiche di chi si trova di fronte. Il cosiddetto «clima motivazionale percepito»
dall’atleta si riferisce alla percezione che il soggetto ha di un certo
ambiente prestativo e riguarda l’orientamento motivazionale dell’allenatore. Se
è orientato sul compito, l’attenzione è sullo sviluppo delle competenze, sul valore di ciascun
atleta, sottolineando i suoi progressi, enfatizzando la collaborazione con gli
altri. L’orientamento sull’io pone l’attenzione sulla competizione, quindi l’allenatore rimprovera per gli errori, per
una prestazione scadente. In quest’ultimo caso l’atleta potrà vivere con
maggiore stress l’attività sportiva, poiché orientata solo al successo, al
risultato. Soprattutto nei bambini il clima creato dagli adulti significativi è
l’aspetto che più influenza la motivazione e l’orientamento personale.
Come
dovrebbe essere un buon allenatore? Da uno studio di Gould e colleghi (1996)
condotto su giovani tennisti sono stati tirati fuori dei consigli che gli atleti
stessi hanno scritto per gli allenatori. E’ venuto fuori che l’allenatore
dovrebbe coltivare il coinvolgimento personale col giocatore, avere una
comunicazione a due con l’atleta, utilizzare gli input del giocatore, comprendere
le sensazioni dell’atleta. Questo sottolinea come l’atleta ha bisogno e
desidera un coach al quale affidarsi e sentirsi sostenuto e riconosciuto,
aspetti fondamentali per cercare di prevenire lo stress che può derivare dal
praticare un’attività sportiva.
Dott.ssa Laura Camastra
RIFERIMENTI
BIBLIOGRAFICI:
Bellani, M.L & Orrù, W. (2002). La sindrome del burnout. In: Bellani, M.L, Morasso.
M. Fulcheri, A. Lo Iacono, F.
Novara, (2008). Benessere psicologico e
mondo del lavoro. Torino: Centro Scientifico Editore.
M.
Fulcheri, (2005). Le attuali frontiere della psicologia clinica. Torino: Centro Scientifico Editore.
Claudio Mantovani (a cura
di). Insegnare per allenare. Metodologia dell'insegnamento, (2017). Edizioni
Scuola dello Sport.
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